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giovedì 28 dicembre 2023

buone feste...

 

Adoro il Natale, solo perchè la mia casa si trasforma in una succursale della fabbrica di Babbo Natale.

Lo so che non esiste ma per me esiste, perchè in fondo se credi a qualcosa così tanto, allora per te esiste. 

Ha già, vive lo spirito del Natale.

Quando ci sono bambini la magia si sente di più, forse per la loro innocenza.

E quando si è adulti in verità si spesa di rivedere qualche parente che durante l'anno non hai tempo di vedere  e quindi ti manca.

Dopo il Covid e con il Covid ancora in corso, abbiamo dovuto eliminare persone deboli il cui contagio potrebbe essere pericoloso per loro e quindi il giro di parenti si è ulteriormente dimezzato, causa età.

E allora c'è la messa, o la passeggiata in centro per vedere le luci e i negozi o i presepi nelle chiese.

Per quello che mi riguarda la cosa che mi diverte di più è fare i regali.
Adoro impacchettare e coordinare con le buste apposite ... soprattutto mi piace farli e immagginare la contentezza nel riceverli.

Forse su questa cosa sono rimasta molto bambina.


Ma in questo periodo con le guerre in corso, c'è da pregare che la pace arrivi prima di mandare tutto il malora, affinchè non si muoia, affinchè non si soffra e soprattutto affinchè la logica del male non trionfi sul mondo.

Ho Ho Ho... dice Babbo Natale!!!
REgali, regali... regali.

Si, sono cose materiali ma la magia del Natale è anche aspettarti che arrivi qualcosa di magico nella tua famiglia, o una pace agognata da tempo.

Si passano le giornate insieme a mangiare e giocare a Tombola o a carte, sentendo ogni anno di più il peso della stanchezza e di una festa che non regge piu' nessuno. E' come se fossimo tutti più stanchi, o solo più tristi.

Non ritrovo la felicità del passato eppoi chissà se eravamo davvero più felici, però io mi ricordo così.

Adesso le famiglie sono a metà, tutti separati, e poi ci sono i turni con i suoceri e alla fine ci si immischia con altri pur di non stare soli.

Io spero sempre che la luce di Gesù illumini i cuori più dell'albero e del presepe.



Si finisce a Santo Stefano con il brodo e i tortellini.

E' un cibo di conforto che con il suo calore e la sua leggerezza porta via i sapori lussuriosi dei giorni precedenti, chiudendo le feste prima di tornare a lavorare. Mi piace... forse forse è il mio giorno preferito.

Speriamo in un felice 2024, ne abbiamo davvero bisogno...

Auguriiiii Elisa

giovedì 7 dicembre 2023

Il Museo delle promesse infrante

Il Museo delle promesse Infrante - Elisabeth Buchan

Il libro è sviluppato su 3 piani temporali.

Nel primo troviamo Laure, la protagonista, come ragazza alla pari a Parigi, in casa dei Kobes, che si trasferiscono a Praga nell’estate del 1986.
Una Praga molto calda, sotto un regime che spia, che non lascia libertà , che fa spiare i propri figli alle madri.
Laure è giovane, e si trova spaesata in un paese con così tante restrizioni. Per puro caso conosce Tomas, ragazzo ribelle, dissidente di quel regime, cantante rock.

Nel secondo siamo 1996 a Berlino. Laure e Petre (il Signor Kobes) si rincontrano. Lei ufficialmente lavra per gli affari culturali per il consolato inglese, ma in reatà lei è ben altro.

Il terzo piano temporale è oggi. Laure apre il Museo delle promesse infrante.
Uno spazio dove si possono portare oggetti che erano legati a delle promesse che non sono state mai mantenute. Per Laure quello è il momento in cui una persona inizia a guarire.

Potrei dire un bel libro da leggere, vista la trama e invece io ho fatto molta fatica a leggerlo e a passare nelle tre fasi temporali. Anche se adoro questo genere di libri, questo non mi è piaciuto molto e ho avuto solo la sensazione di aver perso tempo. Dire e pensare una cosa così non è molto bello.

Ne sono dispiaciuta ma secondo me è troppo intrigato volutamente per disorientare e dare le risposte solo alla fine.

Faticoso e quindi toglie il piacere della lettura.

Ovviamente è un parere personale. Sono felice di averlo terminato e poter iniziare un nuovo libro...

Elisa






venerdì 1 dicembre 2023

La violenza...

In questi giorni mi è inevitabile pensare al mio passato e a quello che ho permesso mi facessero.

Perchè una cosa l'ho capita. Vittima di diventa e si accettano volontariamente le violenze.

La libertà arriva quando riesci a difenderti e chiudere, ma non è così facile, quando ti distruggono psicologicamente e ti senti niente devi essere solo fortunata ad incontrare le persone giuste, quelle che ti salvano.

A dire il vero ho avuto una collezione di uomini sbagliati... e alla fine ci ho messo una pietra sopra.

Quando senti la lama alla gola o le mani che ti stringono il collo non pensi che stai morendo ma cerchi una giustificazione perché lui non può essere così.  È un attimo... una sensazione di incredulità profonda come il mare.

Dall'ex militare che aveva una pistola e al mio no mi ha minacciata di uccidermi e salutare tutta la famiglia perchè mi avrebbe ammazzato.

Dopo è arrivato uno anche peggio, e quindi molto probabilmente la mia indole da crocerossina attira gli psicopatici e sono davvero stanca di scegliere male. Troppe maschere.

Comunque finalmente a 56 anni ho scoperto di amarmi e stare bene da sola.

Credo anzi che sia la condizione ideale e a saperlo prima non avrei sprecato inutilmente anni dietro a uomini che non volevano amarmi.

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Di seguito un posto che ho recuperato nel lontano 2009
Mi sono salvata solo perchè è morto.

 

IL PORTONE

In questo diario in cui scrivo da molto tempo di solito non ho mai messo filtri, ma per correttezza avverto, se il contenuto del post potrebbe essere troppo invasivo. Le nostre parole a volte possono diventare pietre ed entrare come un bulldozer dentro l’anima di chi ci legge e questo non è sempre giusto. E’ vero che qui ci raccontiamo e ci sfoghiamo, ma in fondo non è sempre facile dire o non dire. Mi sento di farlo e di condividere, raccontare ma non per pietà. Quella non la voglio e mai la vorrò. E’ solo un episodio, una piccola fetta della mia vita.
E’ che ho varcato il portone, quel portone, lontano dall’ospedale, in un’area riservata (lontano dagli occhi, immagino), dove ho telefonato per prendere un appuntamento e mi hanno detto che dovevo avvertire alla reception quando arrivavo, che sarebbe sceso qualcuno a prelevarmi ed accompagnarmi. Quando ho detto con chi avevo appuntamento e mi sono seduta ad aspettare ogni tanto lanciavo uno sguardo a loro, quelli della reception. Mi guardavano senza farsi vedere o essere invadenti, ma sapevo che stavano cercando un segno, qualcosa che mi avrebbe contraddistinta. Magari un livido, oppure occhiali scuri. O forse solo la mia vergogna e la testa bassa, di chi deve nascondere qualcosa. Certo mai avrei immaginato di varcare un giorno la porta di un centro antiviolenza. Però era necessario e la consapevolezza di voler essere aiutata e ammettere di avere un problema importante mi ha fatto trovare il coraggio. Sapevo che sarebbe stato difficile raccontare e spiegare, soprattutto reggere il loro sguardo e sapere che anche se professionisti, dall’altro parte sono abituati a vedere chissà cosa. Anche loro a cercare ferite e io quasi ad essere dispiaciuta di non averne una da mostrare, anche se dentro di me ci sono cicatrici così profonde che mai si rimargineranno veramente e sanguinano e fanno male. Violenza psicologica. Difficile spiegare le umiliazioni, le piccole azioni che ti distruggono piano piano e minano la tua persona tanto da dubitare di te stessa. Le chiama prove di amore e di fedeltà. E invece sono angherie e ricatti e azioni che ti spingono a fare cose che non vorresti fare ma quando sei dentro la tela del ragno, ti divora e basta. Prigioniera. Sei solo una prigioniera. In fondo non chiedo molto. Solo parlare e trovare qualcuna che abbia subito le mie stesse vicende. Eppure mentre parlo e leggo i movimenti dall’altra parte, penso che ho fatto male a venire, tanto nessuno può capire veramente. Passi solo per una cogliona, una che è stata vittima consenziente del mostro di turno. Brava, hai vinto un biglietto per ingenuolandia, cazzi tuoi. E adesso che vuoi da noi. Hai fatto male a farti usare e fottere e umiliare, dovevi avere più rispetto di te stessa. Ma certo daiii!!! Se avessi saputo difendermi non sarei entrata qui cazzo. Stò imparando a difendermi prendendo coscienza che dovevo farlo da tempo e che ci ricasco a cicli e che adesso si è passati anche alle violenze fisiche. Bè allora è un’altra cosa. Ah davvero!!! Ma se dentro sono tutta rotta, massacrata dai ricatti e dall’autostima che scende e ogni volta mi uccide lentamente… è sempre peggio, perché ogni volta chiede di più e ti umilia di più. E’ una persona malata che non ha coscienza del male che fa e non ha senso morale. Semplicemente non prova sentimenti di nessun genere e non sente la responsabilità di quello che fa o che costringe a fare. Per lui sei solo una cosa. E’ molto pericoloso. Ma và!!! Devi fuggire … lontano. E se non potessi fuggire!!. Lo devo affrontare e combattere. Potete insegnarmi a farlo? Ma sai, qui ci sono avvocati, se vuoi parlare con loro e denunciare. No, non voglio denunciare. Non mi crederebbe nessuno e sarebbe solo una battaglia persa. Le prove, dove sono le prove. Pessima idea venire qui. Lo sapevo che dovevo difendermi. Ok come non detto, ho sbagliato portone.  
Intanto ho deciso che non voglio più essere una vittima… poi si vedrà.
Non sono io quella sbagliata anche se ci ho sempre messo il cuore e poco la testa. Almeno sono fortunata, io so amare e so cosa significa dare amore. Non posso dire la stessa cosa degli egoisti patologici, che felici non lo saranno mai, perché sanno solo prendere e nella loro inquietitudine non si sentiranno mai appagati davvero. Sono anime perse nel buio. Narcisisti, appunto. Ho sempre pensato che Narciso fosse solo un giovane bello che si rimirava in un lago e mai ho preso coscienza in questi anni che fosse una pericolosa patologia, che spinge chi ne è affetto, a seguire il proprio piano senza considerare minimamente che dall’altra parte c’è una persona. Vede solo se stesso e quello che vuole lui. Troppe volte ha fatto finta di non vedere le mie lacrime e le mie sofferenze. Troppe volte mi ha umiliato oltre ogni limite, ma l'ultima violenza è stata la più orribile. Non volevo crederci, lo guardavo negli occhi e non potevo credere che lo facesse proprio a me. Ancora e ancora. Ho avuto la forza di fermarlo e dire basta. Le sue perversioni sessuali sono diventate le mie, ma adesso non voglio più cedere o far finta che sia amore. Non lo è. E' solo violenza, è solo costringere qualcuno che ti ama a fare qualcosa che non vuole e che lo ferisce oltre ogni limite. Ricatti ancora. Adesso basta, non voglio più essere un giocattolo nelle sue mani. Ho sempre pensato che queste cose accadessero nei film o al massimo agli altri. E invece mi sono trovata coinvolta mio malgrado. Non posso cambiare il passato e quello che è successo ma posso cercare di andare avanti e riprendere in mano la mia vita.
Elisa



Trovato su Wikipedia: “Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità il cui sintomo principale è un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui. Questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé - ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla - e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole…” .... a trovarlo prima!!!

Sempre cercando su internet ho trovato questo, che racchiude praticamente tutta la sua persona e quello che mi ha fatto: “La diagnosi secondo il criterio DSM IV richiede che almeno cinque dei seguenti sintomi siano presenti nella persona:1. Senso grandioso del sé ovvero senso esagerato della propria importanza2. È occupato/a da fantasie di successo illimitato, di potere, effetto sugli altri, bellezza, o di amore ideale

3. Crede di essere "speciale" e unico/a, e di poter essere capito/a solo da persone speciali; o è eccessivamente preoccupato da ricercare vicinanza/essere associato a persone di status (in qualche ambito) molto alto4. Desidera o richiede un’ammirazione eccessiva rispetto al normale o al suo reale valore

5. Ha un forte sentimento di propri diritti e facoltà, è irrealisticamente convinto che altri individui/situazioni debbano soddisfare le sue aspettative

6. Approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso.

 7. È carente di empatia: non si accorge (non riconosce) o non dà importanza a sentimenti altrui, non desidera identificarsi con i loro desideri

8. Prova spesso invidia ed è generalmente convinto che altri provino invidia per lui/lei

9. Ha una modalità affettiva di tipo predatorio.” Identikit di un mostro sociale…Praticamente una persona pericolosissima da cui scappare a gambe levate… e io che ho insistito 10 anni non sapendo e riconoscendo che era malato e non solo stronzo!!!!!

giovedì 23 novembre 2023

Donne e ragazze da difendere...

 

Elena Cecchettin, sorella di Giulia, uccisa a coltellate dall’ex ragazzo, ha trasformato un dolore privato in una questione politica. Il governo promette interventi per contrastare la violenza di genere, ma intanto ha tagliato i fondi

È stata Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, a sorprendere tutti. Al termine di una fiaccolata, la ragazza di 24 anni, studente universitaria, ha preso la parola e ha fatto una cosa molto complicata: ha trasformato un dolore privato in una questione politica. Si è smarcata dal ruolo della vittima e ha assunto su di sé la responsabilità di un futuro cambiamento.

“Filippo non è un mostro, un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece qui la responsabilità c’è”, ha detto con consapevolezza, lasciando tutti senza fiato.

La morte di Giulia Cecchettin, uccisa da una ventina di coltellate dal suo ex ragazzo, Filippo Turetta, è stato l’ennesimo femminicidio dall’inizio dell’anno, ma ha aperto finalmente una breccia di dolore e commozione nell’opinione pubblica. Uno dei motivi, forse il più importante, è stata la voce di Elena Cecchettin, che ha raccontato la violenza e mostrato quello che bisognerebbe sapere: i femminicidi sono la punta dell’iceberg di violenze e sopraffazioni che colpiscono milioni di donne di qualsiasi classe sociale e ovunque nel mondo, che ognuna conosce e teme da quando è nata. 

 

I femminicidi non sono raptus, non succedono all’improvviso, come spiegano da anni le esperte e gli esperti. Sono preceduti da un crescendo di abusi fisici e psicologici, tentativi di manipolazione, ricatti, stalking, gaslighting, comportamenti ossessivi e controllanti che possono andare avanti per mesi o anni, e che sono perlopiù tollerati dalla società.

Come dice Elena Cecchettin, la violenza serve a ristabilire la gerarchia, che qualche donna ha pensato di mettere in discussione, è l’espressione di un sistema di potere millenario in crisi, ma che è ancora ben radicato nei comportamenti quotidiani.

Spesso, infine, le donne e le ragazze che chiedono aiuto non sono credute, i segnali di allarme che lanciano sono trascurati, fino agli esiti più drammatici. “Filippo le chiese di fermarsi con gli esami, è stato il primo campanello d’allarme”, racconta Elena Cecchettin.

Giulia Cecchettin è stata uccisa a pochi giorni dalla discussione della sua laurea in ingegneria biomedica all’università di Padova, un traguardo che era riuscita a raggiungere nonostante i molti problemi familiari causati dalla malattia della madre, morta sei mesi fa. Un obiettivo, quello della laurea, che aveva mandato in crisi Turetta, suo compagno di studi, secondo quanto riferito dai familiari della ragazza. Turetta non voleva che Cecchettin si laureasse prima di lui.

La scrittrice e femminista Lea Melandri nel suo Amore e violenza, il fattore molesto della civiltà (Bollati Boringhieri 2011) sottolinea: “Ci sono parentele insospettabili che molti non riconoscono o che preferiscono ignorare. La più antica e la più duratura è quella che lega l’amore all’odio, la tenerezza alla rabbia, la vita alla morte”.

Si distrugge per conservare, si uccide per quello che uomini e donne sono stati educati a chiamare “amore”, ma che amore non è. “Anziché limitarsi a invocare pene più severe per gli aggressori, forse sarebbe più sensato gettare uno sguardo in quelle zone della vita personale che hanno a che fare con gli affetti più intimi, con tutto ciò che ci è più familiare, ma non per questo più conosciuto. A uccidere, violentare, sottomettere, sono prevalentemente mariti, figli, padri, amanti incapaci di tollerare pareti domestiche troppo o troppo poco protettive, abbracci assillanti o abbandoni che lasciano scoperte fragilità maschili insospettate”, scrive Melandri.

Ma proprio mentre le donne sembrano avere raggiunto livelli inediti e consolidati di autonomia e di partecipazione nello spazio pubblico, si moltiplicano gli omicidi e le violenze contro di loro. Anche chi ha raggiunto livelli più alti di istruzione e finalmente hanno avuto accesso a un’educazione paritaria sembra ancora esposta alla ferocia delle violenza maschile, che vorrebbe riportare tutte indietro a secoli di subalternità e dipendenza.

La storica Vanessa Roghi ricorda che nel saggio Una stanza tutta per sé la scrittrice Virginia Woolf riflette sulla rabbia degli uomini quando scrivono di donne e “arriva alla conclusione che quello che fa una donna che studia, scrive, o semplicemente esprime uno sguardo diverso e autonomo è di togliere all’uomo che le sta accanto lo specchio in cui riflettersi”.

È per questo che spesso proprio le donne più autonome possono essere vittime di violenze efferate: sono i loro “no” a innescare la rabbia, rompendo un patto di sottomissione durato millenni. “Perciò è così importante, per un patriarca il quale deve conquistare, il quale deve governare, la possibilità di sentire che moltissime persone, la metà degli umani, sono per natura inferiori a lui. Anzi deve essere questa una delle fonti principali del suo potere”, scrive Woolf in quello che è considerato un classico del femminismo.

Anche nell’epoca in cui il femminismo è diffuso e molteplice, addirittura mainstream, la violenza non si ferma e tutte le battaglie sembrano per un attimo essere state inutili, davanti a una ragazza di 22 anni uccisa a coltellate. Ma in questo momento di spaesamento appare più nitido il fatto che il cambiamento dev’essere radicale, non ci può essere nessuna gradualità. Non si tratta di emendare o riformare qualcosa, ma di cambiare tutto.

“Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”, ha concluso Elena Cecchettin, citando una poesia diventata virale dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres. Ma la ragazza è stata sommersa di insulti. 

 

Riporto queste parole e questo articolo perchè racchiude tutto quello che penso  su questa vicenda.
Quando Giulia ha chiesto consiglo alle amiche nessuna ha pensato di dirle vai in un centro antiviolenza e fatti consigliare. Manca la cultura del pericolo. Perchè noi donne tendiamo sempre ad accogliere, giustificare, capire e perdonare.


martedì 14 novembre 2023

Donne che comprano fiori di Vanessa Montfort

 

Nel cuore del barrio de las Letras, il quartiere più bohémien di Madrid, tra stradine pedonali  e piazzette ombreggiate, proprio dove si narra  che abbiano vissuto Cervantes e Lope de Vega,  esiste una piccola oasi verde ricca di fascino  e profumi: il Giardino dell’Angelo, il regno fiorito  di Olivia.
N el suo negozio, all’ombra di un olivo centenario,  si incrociano le vite di cinque donne che comprano fiori. Tutte all’inizio lo fanno per gli altri, mai per sé: Victoria li compra per il suo amante segreto, Casandra per ostentarli in ufficio, Aurora per dipingerli, Gala per donarli alle clienti del suo showroom e l’ultima, Marina, per una persona  che non c’è più…

Dopo la perdita del marito, Marina si sente completamente smarrita e per caso incontra Olivia, accettando di lavorare  nel suo negozio di fiori. Lì conoscerà le altre quattro donne, molto diverse tra loro, ma che, come lei, stanno attraversando un momento cruciale della propria esistenza per motivi lavorativi, sentimentali, familiari o di realizzazione personale.
Un romanzo intenso e pieno di passione...

Ci sono donne che comprano fiori, e altre che non li comprano. Questo è quanto.

Un negozio di fiori nel centro di Madrid.
Cinque donne con tanta voglia di riscatto.

Devo dire che è stata una bella lettura ma posso dire una cosa sembra sembrare un’orsa o una matta, io non le capisco più le donne che si struggono per gli uomini o non sanno vivere senza di loro.

Io ho superato questa fase con molta sofferenza e adesso mi sento finalmente libera e felice. Niente uomini da accudire come amante, fidanzata, mamma, amica o altro. Parassiti che ti prosciugano pretendendo la mia attenzione, senza dare niente in cambio. Sono stata sfortunata forse, ma che bello vivere senza uomini, si stà benissimo e soprattutto non si litiga mai...

Non devo giustificare pensieri e azioni e non devo fare cose controvoglia per pace familiare.

Io non credo che stare in coppia sia la condizione migliore di vita, ma esattamente il contrario.

Amare qualcuno significa soffrire troppo. Amare se stessi significa evitare che ti facciano del male.


Elisa

lunedì 30 ottobre 2023

La strabiliante storia dei donuts americani, nati nelle trincee per alzare il morale delle truppe

 Premetto che non mi piacciono, niente a che vedere con le nostre ciambelle allo zucchero, ma ho trovato la storia molto interessante e la riporto.

Un fritto da trincea

Una storia affascinante, raccontata da Gastropod, il podcast del sito gastronomico Eater, che ci riporta alle due guerre mondiali del Novecento. In particolare alla Prima, nel corso della quale molte donne del Salvation Army vennero mandate al fronte in Francia per aiutare i militari a stelle e strisce. I loro compiti erano confortare i feriti, guidare i sani nella preghiera, tenere alto il morale della truppa. Impresa non facile viste le condizioni disperate della prima linea francese: bombardamenti, puzza di morte e sporcizia, trincee infinite che le costanti piogge trasformavano in paludi. Ci sono state depressioni assai meno giustificate. Le donne dell’Esercito della Salvezza decisero che la cucina poteva essere un modo facile per far tornare il sorriso sui volti di quei giovani smagriti e infelici.

L’elmetto come padella

Cucinare, ok. Ma cosa? Gli ingredienti erano scarse e le attrezzature a dir poco spartane. Le torte richiedevano forni efficienti che al fronte naturalmente scarseggiavano. Così la volontaria Helen Purviance ebbe un’idea: quella di utilizzare un elmetto da soldato come padella improvvisata nella quale friggere nello strutto bollente un semplice impasto di farina, zucchero, sale, uova, latte e lievito, ingredienti comunque reperibili. La ciambella fu scelta come format per la sua semplicità. Quella foggia poteva essere facilmente ottenuta stendendo l’impasto con una bottiglia di succo d’uva, tagliandolo con un barattolo di lievito e procurando il buco con un imbuto usato come formina. Poi una spolverata di zucchero a velo e tàac.


Un dolce che parlava di casa

I soldati americani si innamorarono rapidamente di quel dolce che molti non avevano mai mangiato. La ciambella fritta era stata fino ad allora un dolce diffuso soltanto a New York, nel New England e in sporadici posti del Midwest, dove era stata portata da immigrati greci, marocchini, indiani. Le ciambelle Sallies, come presero a essere chiamate dal soprannome dato dai soldati alle angeliche assistenti, divennero il comfort food per eccellenza, un modo per masticare il senso di famiglia. “ogni ragazzotto sentiva che sua madre era da qualche parte appena dietro le linee – disse il colonnello dell’Esercito della Salvezza William Barker al Boston Daily Globe – nella nebbia e nell’umidità della notte, a friggere ciambella per lui”.

Il comando militare americano capì che la fornitura degli ingredienti necessari alla preparazione dei doughnut era un asset fondamentale per la riuscita bellica. E un corrispondente del New York Times arrivò a scrivere che “quando le memorie di questa guerra verranno scritte, anche le ciambelle e le torte di mele dell’Esercito della Salvezza avranno il loro posto nella storia”. Anche alcune canzoni popolari dell’epoca, come “My Donut Girl”, raccontarono questa forma di supporto zuccheroso che in fondo aiutò gli americani – e i suoi alleati europei – a vincere la guerra.

Quando i soldati americani tornarono in Patria recarono il ricordo di quelle delizie fritte e le aziende presero a commercializzare miscele per realizzare in casa le ciambelle del fronte. Anche se il vero boom dei donuts ci fu dopo la Seconda Guerra Mondiale, in cui lo schema si ripeté, con il vantaggio di poterne produrre di più e più velocemente grazie a uno strumento che nel frattempo era stato inventato per “industrializzare” le ciambelle dell’amore.


La storia è anche questo. Piccole cose che sembrano niente e invece sono tutto.
Peccato che nei libri di storia ci sono solo date, nomi e numeri.

NOn si finisce mai di sapere...

venerdì 13 ottobre 2023

La libreria dei gatti neri

 

«Un pensionato malinconico, un frate fin troppo vivace, un’ottantenne fissata con i serial
killer, una ragazzina che si veste dark e sogna di uccidere qualcuno e un libraio sull’orlo del fallimento. È davvero questa la combriccola di investigatori a cui vuoi affidare la tua indagine?»

Grande appassionato di gialli, Marzio Montecristo ha aperto da qualche anno nel centro di Cagliari una piccola libreria specializzata in romanzi polizieschi. Il nome della libreria, “Les Chats Noirs”, è un omaggio ai due gatti neri che un giorno si sono presentati in negozio e non se ne sono più andati.

I poliziotti brancolano nel buio. Omicidi efferati che sembrano non avere nessun collegamento tra di loro...

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In effetti i gatti neri nella trama c’entrano poco. Ma è un giallo-triller molto bello ed è la prima volta che entro in simpatia con l’assassino, in fondo è una vittima.

E qui scatta lo stato psicologico che ti trascina dentro e che ti fa pensare e riflettere.

La linea che divide vittime e assassini a volte è molto sottile ed è difficile capire davvero chi ha ucciso chi… Bellissimo libro.

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Non sono proprio una lettrice di gialli ma questo libro è stato davvero una rivelazione.

martedì 26 settembre 2023

Kristin Harmel – “Il libro dei nomi perduti”

Florida, 2005. Eva Traube Abrams, bibliotecaria quasi in pensione, leggendo il giornale una mattina si imbatte nella fotografia di un libro per lei molto speciale. Il volume, risalente al Diciottesimo secolo, fa parte dei numerosi testi saccheggiati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale; recentemente ritrovato in Germania, sembra contenere una sorta di codice che i ricercatori non sanno decifrare.

Parigi, 1942 . Eva è costretta ad abbandonare la città dopo l'arresto del padre, ebreo polacco. Rifugiatasi in una cittadina di confine, inizia a falsificare documenti per i bambini ebrei che fuggono nella Svizzera neutrale. Eva decide di annotare in un libro in forma criptata i veri nomi dei ragazzini che, essendo troppo piccoli per ricordare, rischiano di dimenticare la propria identità. Così nasce il Libro dei nomi perduti.
Alla fine del conflitto, Eva, decide di ricostruirsi un'altra vita, lontana e diversa. Ha imparato a voltarsi indietro tante volte e ogni volta un pezzo di sé è andato smarrito.

Ma ora che il passato bussa prepotente alla porta, avrà il coraggio di rivivere i vecchi ricordi?


Un bellissimo romanzo che mi ha lasciato con il fiato sospeso per una intera notte, attaccata alla storia senza riuscire a staccarmi. Forse prediligo questi libri con passaggi storici passato/presente, ma mi ha incantato veramente. Essendo una storia vera, è una testimonianza sulla resilienza dello spirito umano. Inoltre ancora nessuno aveva affrontato l’argomento dei falsari, coloro che permisero a centinaia di persone di salvarsi con un nuovo documento, bambini a cui fu data una nuova identità e famiglia, tessere annonarie e documenti vari che permettevano di passare i controlli del nemico.

Questo libro è scritto molto bene e la storia è così intrigante da desiderare di leggere subito la trama e la fine.

 

 

Mi piace quando leggo un libro approfondire alcuni argomenti come di seguito riporto:


Tessera annonaria

La tessera annonaria è un documento personale che definisce la quantità di merci e di generi alimentari razionati acquistabili in un determinato lasso di tempo.

In Italia venne reintrodotta con decreto ministeriale durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1940. La tessera, subito ribattezzata dal popolo come "tessera della fame", veniva rilasciata dal comune ed era nominativa e bimestrale; su di essa vi erano dei bollini rappresentanti il totale consumo mensile di pasta, olio e zucchero, escluso il pane e il latte. Il pane era distribuito giornalmente, non più di 500 gr all'inizio della guerra, per poi arrivare a circa 100 gr. Il latte invece veniva distribuito solo per bambini con prescrizione medica.

La tessera era il pagamento delle risorse alimentari del paese, che lo stato aveva confiscato, distribuendole in piccole porzioni. Stampata su carta di colori diversi per distinguere le differenti fasce d'età, la carta annonaria era verde per i bambini fino agli otto anni, azzurra per i ragazzi dai nove ai diciotto, grigia per gli adulti. Su ognuna comparivano le generalità del possessore, scritte con inchiostro nero indelebile.

Questa tessera permetteva in date prestabilite di recarsi da un fornitore abituale per la prenotazione, dapprima solo di generi alimentari, in seguito anche di altri beni come, ad esempio, il vestiario. Il negoziante staccava la cedola di prenotazione apponendo la propria firma e, in una o due date prestabilite, si poteva prelevare la merce prenotata. Visto che i prezzi variavano di mese in mese era uso comune prelevare tutto quanto fosse possibile in un'unica soluzione. Le date di prenotazione e ritiro dei generi alimentari venivano annunciate tramite manifesti e trafiletti sui giornali che si susseguivano a ritmi paradossali.

Man mano che la guerra proseguiva, si verificarono irregolarità e illegalità di ogni genere, tra cui il commercio stesso delle tessere, false o vere che fossero.

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venerdì 22 settembre 2023

Tre ciotole

Questo libro non l'ho capito.

 

Tre ciotole di Michela Murgia. 

Dopo la sua morte, le sue interviste e tutto quello che è passato sui social su di lei, come donna e come scrittice, mi sono avvicinata a questo libro un po' in punta di piedi. Nemmeno sapevo che erano 12 storie.

Faticosa la lettura per l'impostazione grafica, pochi spazi e pochi paragrafi. Scritto fitto fitto... come senza fiato. In tutta onestà non credo che mi sia piaciuto granchè. Si leggono le storie ma ognuna è a se tranne le prime due che comunque mi hanno infastidita molto per il tipo di approccio, non tanto per il cancro ma proprio per la reazione esagerata ad una separazione.

Ho sentito come se l'autrice avesse una urgenza di condivisione.  Le tre ciotole del titolo sono quelle che usa la protagonista di una delle storie, per tornare a nutrirsi... Di fronte al cambiamento ci si da la possibilità di trovare nutrimento in nuovi riti, risorse di sopravvivenza che non pensavamo di possedere. 

Forse non lo avrei nemmeno letto se non lo avesse scritto lei. 

Di certo mi ha lasciato sensazioni strane.

 

lunedì 11 settembre 2023

Ilaria Tuti – “Madre d’ossa”

 

Nel nuovo romanzo di Ilaria Tuti, “Madre d’ossa”, il presente della profiler Teresa Battaglia è governato dall’Alzheimer che progredisce. La nuova indagine del commissario porta alla luce un’eredità di sangue e credenze, culti, leggende e riti pagani. Se le grotte sono ventri, è il sentimento atavico della maternità che aleggia nella trama, fatta di donne gravide di futuro e di paura, di madri bambine…

Questo è il IV libro della saga del Commissario Battaglia.

Sono gialli e trame molto particolari. Intanto l’ambientazione è italiana (Udine) e ci si affeziona ai protagonisti dopo 4 libri a cui di sicuro ci sarà un seguito.

Ho fatto le due di notte per finire questo libro che mi trascinavo ormai da giorni. Ma a metà libro la trama mi ha letteralmente legato alla soluzione dei misteri.

Aspetto la trasposizione cinematografica che è stata fatta molto bene sul primo libro. Elena Sofia Ricci azzeccatissima nella parte della protagonista.

Elisa

giovedì 31 agosto 2023

Daina Chaviano – “L'isola degli amori infiniti”

 

Miami 1994. Cecilia, una giovane giornalista cubana rifugiatasi in USA dopo la morte dei genitori incontra in un locale Amalia, un'anziana cubana che inizia a raccontarle la sua vita. Nel corso di varie serate le due donne si immergono nelle vicende di tre famiglie che appartengono alle tre etnie che compongono il popolo cubano: cinese, africana e spagnola. Cecilia scoprirà a sua volta un legame con la storia della sua famiglia. Il romanzo è composto dunque di due storie parallele, una attuale e l'altra iniziata nel 1850 che si intrecciano fino all'ultima pagina.

Sapete la sensazione di avere tra le mani un libro magico?!!

Incredibilmente coinvolgente questo libro mi ha tenuta incollata alle sue pagine per diverse notti, non ero mai sazia e soprattutto sempre curiosa di andare avanti e scoprire dove portavano le storie. Non capita spesso di incontrare libri così.

Fino alla fine sei prigioniero e attratto da questo libro, ammaliato dalle sue ambientazioni e dalla sua trama, che solo alla fine svela l’intreccio e l’arcano che hai sentito per tutto il romanzo.



Che dire. Consigliatissimo.

 

 


(Mi è piaciuto anche se io a Cuba non sono mai stata – Al massimo sono arrivata a Key West!!! Invece di Miami sono innamorata, è una città speciale e bellissima)


Elisa

mercoledì 30 agosto 2023

Francesca Giannone – “La portalettere”

 

Italia anni ‘30. Un paesino del sud. Una donna del nord…

...dai Anna, non è un lavoro da donne… Siamo seri.
Non esistono portalettere donna. “Finora” disse Anna…


Con queste premesse non potevo proprio non leggerlo.
E’ stato interessante e anche spaesante leggere in questo romanzo tutti i preconcetti e le etichette che a quei tempi si appiccicavano alle donne. Una donna del nord che combatte e cerca di cambiare le cose, solo essendo donna. Perchè si sa, le donne ci mettono il cuore, in tutto quello che fanno e quindi poi si nota.

Non voglio spoilerare troppo, ma credo che si, sia un libro da leggere.

C’è un passaggio in questo libro che mi ha fatto una tenerezza infinita… Il primo giorno del voto alle donne. Per noi è tutto scontato e anzi siamo così disamorati della democrazia da non aver più voglia di andare a votare. E quindi leggere l’emozione della prima volta mi ha dato un bello scossone interiore.

Ci sono vari passaggi storici nel libro e quindi si tocca con mano il cambiamento politico, le prime lotte sindacali, la posizione del prete del paese e della Chiesa, l’ateismo dei comunisti e la posizione delle donne nella comunità…

E’ stato un bel viaggio e sono contenta di averlo letto. Forse sarà stata pure una storia vera.


martedì 4 luglio 2023

Una saga...

Le saghe dovrebbero essere lette in cronologia e sulla mia pelle ho sperimentato cosa significa fare il contrario.

Ho conosciuto il commissario Battaglia con "luci nella notte", ultimo libro di questa saga. 

E' un giallo e comunque mi piace. Poi sempre per caso mi capita tra le mani  "Figlia della cenere", che sarebbe stato il terzo libro.

Di rigore avrei dovuto comprare gli altri due, quando per fortuna la rai mette in onda le puntate del primo libro della saga "Fiori sopra l'inferno". 

Ecco adesso non solo collego e capisco molte cose, ma tramite la bravissima interpretazione di Elena Sofia Ricci, che secondo me ha centrato perfettamente il personaggio, riesco a capire il Commissario Battaglia. 

Quindi in questo status è arrivata "Ninfa dormiente".

Innamorarmi di questo libro-giallo è stato facile, e oltre ad essere interessantissimo dal punto di vista storico, è veramente ben fatto.
 

Ho fatto le due di notte per terminarlo, ma poi mi sono arresa ed ho aspettato ancora un po' per sapere chi era l'assassino.

I questo libro si parla della comunità dei resiani... con i loro riti antichi e con le loro unicità. Un fascino senza tempo e misteri da scoprire...

..."Gli abitanti di Resia l'hanno sempre sostenuto: «Noi non siamo friulani, non siamo sloveni, non siamo russi. Noi siamo resiani».Una convinzione che ora è suffragata anche dalla scienza, e più nello specifico, dalla genetica. Dalla mappatura genetica del Friuli Vg, infatti, emerge con chiarezza l'unicità della popolazione resiana. Non solo non ci sono corrispondenze con le altre comunità della regione, ma fino ad ora non è stata individuata alcuna corrispondenza nemmeno con altre popolazioni europee ed extraeuropee"....

La saga è quasi finita, da pochi giorni è uscito l'ultimo libro, "Madre d'0ssa".

Speriamo di acquistarlo presto. 

Elisa

mercoledì 28 giugno 2023

Devo essere nata in un'altro pianeta...

Stamattina incrocio fine tronchetto urbano roma aquila con tangenziale. Ogni mattina è un incubo perchè da una autostrada a due corsie bisogna incanalarci in una sola corsia per entrare in tangenziale e quindi a Roma centro. Purtroppo è un semaforo con una uscita molto lenta perchè si stringe ad una corsia e quindi spesso quando il semaforo diventa arancione bisogna fermarsi veramente per permettere agli altri automobilisti di entrare in A24. 

Quello che vedo è solo egoismo e inciviltà.

Fanno quasi tutti lo sprint finale in arancione per rimanere fermi e bloccare le auto dell'altro semaforo. 

Mi meraviglio che questa cosa la noto solo io ... e purtroppo penso che siano tutti come me e invece mi trovo sola come la molecola dell'acqua Lete. 

Tipo giorni fa con la pioggia c'erano i marciapiedi pieni di lumache.

A me è sembrato normale cercare di non ucciderle camminando. Povera scema.
Incrocio due signore che camminavano parlando e ciak ciak non gliene poteva fregare di meno di schiacciare le lumache sulla strada.

Allora mi chiedo e mi domando, sono strana io!! E' l'unica risposta possibile.

Non capisco perchè ho attenzioni diverse dalla massa e sensibilità così anomale da sentirmi isolata dal pensiero comune.

Comunque appena posso voglio fuggire da Roma, è una città brutta con persone abbruttite e sempre arrabbiate.

Nord nord... altra gente

.... e basta mondezza. Non ne posso più

Elisa

giovedì 22 giugno 2023

Montagne e storia


Ogni tanto qualcuno ci fa pensare che i posti che noi visitiamo spensieratamente sono state un tempo campi di battaglia e sotto quel bellissimo prato sono sepolti decine di soldati che hanno dato la vita per un ideale o solo per combattere per qualcosa e qualcuno in cui credevano, pensando di lasciare al futuro qualcosa di importante.

La memoria è tutto ... e ogni tanto non fa male ricordare.

Perchè da questa scellerata guerra Russia-Ucraina-Europa in fondo si evince che l'uomo non è vero che impara dalla storia, anzi fa esattamente gli stessi errori.
 

giovedì 15 giugno 2023

Rondini

 

Stamattina in passeggiata ero circondata da decine e decine di rondini che volavano basso.

Purtroppo in foto non sono venute, ma volavano basse sopra il grano e i papaveri.

E improvvisamente mi sono sentita come tirata dentro un libro delle elementari, con le immagini della privamavera, rondini e rami di pesco.

Solo che la allora bambina viveva in pieno centro e vedevamo solo marciapiedi, strade e negozi.

Quindi per me la campagna era un sogno e solo stamattina mi sono resa conto della differenza, di quanto sia bella la campagna.



lunedì 5 giugno 2023

Commissario Ricciardi

Trama:  Cinque anni possono cambiare un mondo. Una vita, tante vite. Il grande ritorno del commissario Ricciardi. È il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l’esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta. E ora il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione – in ansia per una questione di famiglia – Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.

 


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Sono entrata in questo libro stranita... nel senso che non avendo letto i precedenti libri e avendo visto solo i film, è stato come continuare a vedere il film nella mia testa mentre leggevo.

Eppure i personaggi mi mancano, quando ti affezioni ad una saga e ci stai dentro con tutti i sentimenti.

Non svelo il finale ma è stato bello rincontrarli... ora aspettero' la versione cinematografica. 

Ho notato ovviamente la bellezza e la differenza tra il libro e il film nei passaggi i cui i pensieri non sono dialoghi e parole e quindi tanto si perde. 

Elisa

lunedì 15 maggio 2023

Due sirene in un bicchiere

Il Bed and breakfast delle Sirene stanche, è un luogo isolato ed insolito a cui si può accedere solo scrivendo una lettera alle due proprietarie, che contega la necessità o la voglia di accedere in questa piccola locanda affacciata sul mare Mediterraneo, e aspettare la risposta che arriverà in una piccola busta blu. Un luogo fatto di casette azzurre e bianche, del tutto privo di tecnologia e dove l’unica cosa da fare è imparare a guardarsi dentro. Lo gestisconoTamara, la proprietaria di mezza età e Dana, trentenne perennemente ottimista che venera biologico, yoga e frullati di frutta e verdura?
Ecco questo è l'antipasto ma dire bellissimo è poco per questo libro, perchè ci sono dei libri che guariscono e questo ne è l'esempio.

Dal principio lo scenario di questo libro mi ha trascinato dentro questo luogo forse vero forse di fantasia, facendomi amare non solo il luogo e quello che vuole fare alle persone, ma anche i personaggi che piano piano arrivano per soggiornare e guarire da profonde ferite che ognuno nella vita si porta dentro.

Guarigione si, ma anche una introspezione su quanto potere abbia la libertà di essere se stessi ritrovando amore e fiducia.

Mi è piaciuto tantissimo viaggiare in questo libro e devo dire che qualcosa si è mosso dentro di me. Piccole perle a cui dire solo grazie.

Consigliatissimo

In fondo chi non sogna una vacanza detox dove rimettere in forma corpo e anima.

mercoledì 10 maggio 2023

La felicità di un campo di papaveri

Dietro casa ho un mondo fatto di colori e di fiori e piante che cambia ogni giorno...

Questa è la mia fortuna nel portare il cane a passeggio tutti i giorni.

I colori cambiano con il sole o con la pioggia e ogni giorno mi incanto in questa meraviglia, piccole gocce di felicità





 

mercoledì 26 aprile 2023

Corina Bomann - L’anno dei fiori di papavero

Ho comprato questo libro in edicola la scorsa estate. Mi sembra allegato al giornale “intimità”… lettura estiva scorrevole, ho pensato e l’ho lasciato dentro un cassetto iniziato.

Inizio molti libri insieme e quindi ho la fortuna poi di ricordarmi tutto.

Ho ripreso il libro giorni fa e l’ho praticamente divorato.

Quello che sembrava il solito romanzetto americano con storia d’amore annessa, si è rivelato invece un libro storico in cui si è testimoni del dolore del dopo guerra, dei rancori e degli odi tra due popoli che si sono massacrati.

Gli anziani che non riescono a dimenticare e i giovani che ne pagano le conseguenze loro malgrado.

I tedeschi non perdonano i francesi e i francesi non perdonano i tedeschi, i nazisti.

Nicole aspetta un figlio da un fidanzato che si è defilato ( e fino a qui siamo sul genere Harmony), ma una malformazione al cuore del bambino chiede la risposta sulla genetica del padre, mai nominato da sua madre Marianne.

Ed è proprio da lei che arriva una storia di guerra, sulla scia delle conseguenze e sulle reazioni delle persone.

Non posso raccontare il finale, ma posso dire che è proprio in queste situazioni che lo spirito di pace e la forza dell’amore fa e farà la differenza.

Questo libro mi ha fatto molto pensare al mio viaggio a Berlino di qualche anno fa. Camminando incrociavo uomini molto anziani con la moglie o la compagna e non subito ma dopo un po' ho realizzato che loro sono stati soldati, sono stati nostri nemici in guerra e questo mi causò un forte senso di disagio.

Nessuno pensa al dopo e alle reazioni, e se io ho sentito questa cosa non avendo vissuto la guerra ma solo sentita raccontare o leggere sui libri, non posso immaginare le reazioni di chi l'ha vissuta con tutto il carico di rabbia, rancore e odio.

La parola pace non è così semplice. Ci vuole tempo per dimenticare e soprattutto per perdonare. 

Ho trovato questo libro molto bello, perchè fa riflettere su molte cose e lo consiglio vivamente.

venerdì 21 aprile 2023

Frazione di un attimo...

 

Stamattina ero nel traffico e inavvertivamente ho preso lo specchietto di una macchina in seconda fila, piegando il mio. Quindi visibilità zero. (parte destra)

Per non fermarmi e non accostarmi, ci ho camminato un pò, sperando di non incontrare un posto di blocco.

Ma al semaforo di Via Claudia, tra il Celio e il Colosseo, ho approfittato di un ragazzo che con la sua scolaresca era fermo a bordo marciapiede, con il suo professore, chiedendogli gentilmente di aiutarmi con lo specchietto e rimetterlo a posto.

Il ragazzo tutto sorridente è stato gentilissimo e il professore chiamandolo per nome gli ha detto... "bravo, sei un ottimo boy scout".

Ho sorriso e sono ripartita con il verde, con quel complimento nel cuore, CHE HANNO cambiato il corso della giornata di quel ragazzo.

Le parole possono essere pietre o piume, e in questo caso sono state piume.

Eppure se io non avessi urtato quello specchietto, niente di tutto questo sarebbe accaduto... 


venerdì 14 aprile 2023

Oxford nel traffico

 

Devo essere sincera, ho una certa nostalgia delle targhe con la sigla delle città. Solo Roma era scritta per esteso, per il resto nella mia infanzia e adolescenza è stato un imparare le sigle delle provincie tramite le targhe, ed è stato anche divertente.

Ricordo in particolare un episodio, accaduto in Emilia Romagna quando eravamo in vacanza a Rimini. Avevo 8 anni circa e davanti a noi c'era un camion della nettezza urbana con i netturbini dietro, sulla pedana. Quando hanno visto la nostra targa, hanno cominciato a salutarci e si sbracciavano sorridendo. Io rimasi molto colpita da questo episodio. Chiesi ai miei genitori perchè ci salutassero con tanto affetto, visto che non li conoscevano. La risposta di mio padre fu..."perchè siamo di Roma". Ah... Poi negli anni solo a Miami USA ho riscontrato lo stesso affetto. Ovviamente senza targa... ha ha. Quando andavo nei negozi a fare la spesa e dicevo che ero italiana-Roma, si sprecavano i sorrisi e le gentilezze.

Solo che io adesso ho un problema serio, quando guido nel traffico e mi fanno delle storture. Ormai nel mio classico Oxford dico " a fio de na' mignotta!!!" ma voi mette la nostalgia di quando tramite la targa dicevo ..."barese di merda"... per fare un esempio eh.... Questo linguaggio colorito non si addice alla imperante lotta al razzismo e quindi dobbiamo accontentarci di .."a stronzo!!!!".

giovedì 13 aprile 2023

Pulizia Pineta

Anche stamattina munita di busta e guanti ho raccolto tutto quello che ho trovato bordo passeggiata Pineta. 

Ormai lo faccio da 3 anni, cioè da quando ho preso Candy e vado a passeggiare dietro casa in questa Pineta bellissima (proprietà privata). Ho impiegato 6 mesi e 50 buste di mondezza facendo differenziata e raccogliendo di tutto, addirittura i pezzi di una Smart. Anni e anni di mondezza, bottiglie, lattine, pacchetti di sigarette, e molto altro.

Adesso questo posto è sempre è pulito e per me è un piacere andarci. L'ho fatto per me eppoi ho reso un servizio alla comunità, che a quanto pare è rimasta indifferente.

Vedo passeggiare tantissima gente e mai nessuno che pensa di raccogliere. La filosofia "sti cazzi" impera a Roma. 

I miei stessi amici del gruppo cani, mi dicono, .."ma chi te lo fa fare"... "ma che te frega".

Non capiscono e questa è la mia più grande amarezza.

Intanto continuo a raccogliere carte di merendine, lattine, pacchetti di sigarette, carte varie, scontrini spesa come se passeggiando fosse lecito svuotarsi le tasche. Elisa