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venerdì 30 agosto 2019

Chi ha deciso a.d. avanti e prima di Cristo?

Il tutto è nato da una conversazione in famiglia. Mio padre giorni addietro ha detto ad un certo punto, ma chi ha deciso che la datazione è prima e dopo Cristo?
Effettivamente ammetto di non averlo mai saputo, anche se qualche volta me lo sono chiesto.

Così ho deciso di chiedere, come sempre a Santo Google ed ecco che appare la risposta - ho fatto un  semplice copia e incolla da Wikipedia.
Buona lettura


Origine anno prima e dopo Cristo

Dionigi il Piccolo (in latino: Dionysius Exiguus; V secoloVI secolo) è stato un monaco cristiano scita, che visse a Roma tra la fine del V e l'inizio del VI secolo[1]. Volle essere chiamato "il Piccolo" in segno di umiltà verso San Dionigi l'Areopagita e San Dionigi di Alessandria[2].
Un monaco in uno scriptorium.
È famoso per avere calcolato la data di nascita di Gesù, collocandola nell'anno 753 dalla fondazione di Roma, e per avere introdotto l'uso di contare gli anni a partire da tale data (anno Domini). Il sistema cronologico da lui elaborato risulta essere, congiuntamente al calendario gregoriano (dall'anno 1582) di gran lunga quello di più ampio utilizzo sulla Terra. Dionigi è stato anche il fondatore della cronologia storica generale.


Intorno al 525, Dionigi il Piccolo ricevette dal cancelliere di Papa Giovanni I l'incarico di elaborare un metodo matematico per prevedere la data della Pasqua in base alla regola adottata dal Concilio di Nicea. Dionigi scoprì che nel calendario giuliano, che vigeva all'epoca, le date della Pasqua si ripetono ciclicamente ogni 532 anni, e compilò una tabella che conteneva l'elenco delle date lungo tutta la durata di tale ciclo.
La tabella di Dionigi venne adottata ufficialmente e fu usata dalla Chiesa cattolica fino alla riforma gregoriana del calendario nel 1582, mentre quella ortodossa, che non ha aderito alla riforma, la usa tuttora.

Il calcolo della data di nascita di Gesù


Lo stesso argomento in dettaglio: Data di nascita di Gesù .
Nel compilare la sua tabella delle date di Pasqua, Dionigi scelse di numerare gli anni secondo un criterio del tutto nuovo: all'epoca si usava contare gli anni a partire dalla fondazione di Roma oppure dall'inizio del regno di Diocleziano, o ancora dal principio dei tempi, calcolato secondo le età convenzionali dei patriarchi biblici; Dionigi invece li contò ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè "dall'Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo"[6]. La data di nascita di Gesù era stata da lui stesso determinata con un calcolo basato sui Vangeli e sui documenti storici che aveva a disposizione.
Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell'Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno (il concepimento si celebra nella festa dell'Annunciazione il 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale).

L'anno zero e la morte di Erode

Una peculiarità di questa numerazione è che non esiste l'anno zero: Dionigi infatti non conosceva lo zero (la parola latina nulla nella terza colonna della sua tabella di Pasqua non significa "zero"); nell'Europa medioevale, lo zero venne introdotto non prima del secondo millennio dell'era cristiana. Egli stabilì quindi che l'anno immediatamente precedente all'1 (cioè l'anno nel quale era nato Gesù secondo il suo calcolo) fosse l'1 a.C.
Attualmente, però, la maggior parte degli storici ritiene che Dionigi abbia sbagliato il suo calcolo di alcuni anni. La data comunemente accettata per la morte di Erode il Grande, sotto il cui regno nacque Gesù, è infatti il 4 a.C.: Gesù quindi non può essere nato dopo quella data. Non è avvalorata dagli storici l'ipotesi che Erode fosse morto nel 3 d.C., mentre nel 4 a.C. avrebbe soltanto associato a sé i propri figli nel regno: in questo caso il calcolo di Dionigi risulterebbe esatto.

Fortuna della cronologia di Dionigi

La numerazione di Dionigi si diffuse in tutto il mondo cristiano, inizialmente in Italia, nelle tavole di cicli pasquali e nelle cronache. Intorno al VII secolo passò ai documenti pubblici e privati[1], sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Già nell'VIII secolo lo si trova negli atti dei sovrani franchi e inglesi, mentre nel X secolo è conosciuto in tutta l'Europa occidentale, imponendosi a misura della diffusione della cultura. L'uso di contare in base all'anno Domini anche gli anni prima di Cristo fu adottato solo nel corso del XVIII secolo[1].

martedì 27 agosto 2019

Olimpiadi di Berlino

La storia di Carl Ludwig Hermann Long dopo le olimpiadi di Berlino e della sua grande amicizia con Jesse Owens. Per caso trovi un pezzo di storia che non conoscevi ma che fa parte delle tante cose che sai e che ti porti dentro. E allora è bello chiudere il cerchio e  magari divulgarlo...



Motta Sant’Anastasia è un paese di poco più di 12.000 abitanti.
Si trova in Sicilia, in provincia di Catania. È situato sulle pendici dell’Etna. La parte più antica è stata costruita su un "nek", una rupe di origine vulcanica. Sulla strada per Motta, poco prima del paese, vi è il Cimitero Militare Germanico. Nel 1954, tra il governo tedesco e il governo italiano, fu stipulato un accordo per la costruzione di un cimitero per tutti i caduti tedeschi in Sicilia della Seconda guerra mondiale. Il cimitero fu inaugurato il 25 settembre del 1965. All'ingresso vi è una stele che recita:
“IN DIESER KRIEGSGRÄBERSTÄTTE RUHEN 4561 DEUTSCHE GEFALLENE
VON IHNEN BLIEBEN 451 UNBEKANNT
1939 – 1945
IN QUESTO MAUSOLEO RIPOSANO 4561 CADUTI GERMANICI
451 SONO RIMASTI SCONOSCIUTI”
Questa è la storia di uno di loro.
Nel 1936 i giochi olimpici si disputano a Berlino, Germania. L’idea di Hitler e del partito nazionalsocialista era quella di strumentalizzare le olimpiadi per riaffermare la folle ideologia della razza ariana. Per il Fuhrer le olimpiadi rappresentavano un magnifico strumento di propaganda. I giochi rappresentavano l’occasione per dimostrare al mondo l’efficienza, la grandezza della Germania nazista.
Carl Ludwig Hermann Long, detto Luz, nasce a Lipsia il 27 aprile del 1913. Luz era un lunghista e triplista. Era alto, biondo e con gli occhi azzurri, il prototipo dell’atleta ariano. Era un beniamino della nazione. Era un ottimo atleta. Nel 1934, agli europei di atletica di Torino, aveva conquistato un bronzo nel salto in lungo. Era una delle punte di diamante della squadra di atletica leggera tedesca. Era un diamante su cui la Germania nazista contava per la conquista dell’oro olimpico.
Long, nelle gare eliminatorie del salto in lungo, manda in visibilio il pubblico dell’Olympiastadion, qualificandosi per la finale. In ben due salti supera il record olimpico. È l’idolo della folla, della nazione, è il simbolo della purezza ariana, “gioca” in casa, chi può togliergli quell’oro olimpico? Luz, però, non è solo un tedesco ariano, un’atleta che vuole vincere, è, soprattutto, un uomo di sport. Durante le gare eliminatorie, il suo grande antagonista, lo statunitense Jesse Owens, a sorpresa, non sta brillando. Distratto dalle batterie dei 200 metri, Jesse, la stella d’ebano, rischia di essere eliminato dalla finale del salto in lungo. Due salti, due nulli. Luz, sorpreso dalla prestazione negativa dell’americano, gli si avvicina e con uno stentato inglese scolastico gli dice: “Uno come te dovrebbe essere in grado di qualificarsi ad occhi chiusi”. Long aveva studiato il salto di Owens e aveva capito dove l’americano difettava. Consigliò allo statunitense di partire più indietro di 30 centimetri dalla pedana di rincorsa. Owens accettò il consiglio del tedesco e con il terzo salto si qualificò per la finale. Tra i due nacque un’affinità sportiva, ma soprattutto umana. Tra il campione ariano e la stella afroamericana, lì nel catino dell’Olympiastadion, davanti agli occhi del Fuhrer, in barba all'ideologia nazista, nacque una fraterna amicizia. Il 4 agosto del 1936 si disputa una delle più memorabili finali del salto in lungo. Long esalta la folla. I suoi salti sono fenomenali e addirittura migliora il record olimpico, già battuto nelle eliminatorie. Owens dopo un primo salto nullo, vincerà la medaglia d’oro con due salti superlativi, l’ultimo con la misura di 8,06 metri, nuovo record del mondo. Owens oro, Long argento. Luz, al termine della gara, sarà il primo a congratularsi con Owens. Sarà il primo a tendere la mano con sincera ammirazione e umiltà all'uomo che lo aveva battuto. Luz era consapevole di essere stato sconfitto meritatamente da un grande atleta, forse il più grande di sempre.
Jesse Owens sarà la stella assoluta di quelle olimpiadi. Un afroamericano, un nero, odiato e discriminato in patria, porterà a casa ben 4 ori olimpici: 100 metri, 200 metri, staffetta e salto in lungo. Jesse Owens fu “l’uomo nero” che primeggiò davanti agli occhi di Hitler nelle olimpiadi ariane. La sua non fu solo una vittoria sportiva. Le sue vittorie andavano oltre le olimpiadi, oltre lo sport. Ma quelle vittorie non cambieranno il suo status di “cittadino inferiore” in patria. Dopo le olimpiadi non riceverà i giusti onori e la dovuta gloria. Long, invece, concluse quei giochi portando a casa “solo” quel magnifico argento. Da Berlino, entrambi non ottennero solo medaglie. Grazie a quell’olimpiade, tra i due nacque una profonda fratellanza che continuò anche dopo la manifestazione sportiva e che fu rafforzata da un fitto rapporto epistolare.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, Long fu spedito al fronte. Inizialmente non era impiegato direttamente nei combattimenti, ma quando la guerra prese una piega negativa per i tedeschi, i suoi compiti cambiarono radicalmente. Nel 1942, era in Tunisia. Da poco era nato suo figlio Kai. Essendo al fronte, non aveva avuto la possibilità di vederlo, conoscerlo. Nell’ultima lettera che Luz scrive, dal fronte nord africano, a Jesse, gli chiede un favore, uno di quei favori che puoi chiedere solo ad un amico fraterno. In quella lettera Long metterà nero su bianco la seguente richiesta:” Dopo la guerra va in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello Luz”
Il 14 luglio del 1943, Luz Long presta servizio nella corazzata “Herman Goring”. È impiegato nei combattimenti presso la piana di Gela, in Sicilia, per contrastare lo sbarco alleato. Morirà nei pressi di Acate. Il suo corpo privo di vita fu ritrovato dagli americani e gettato in una fossa comune. Successivamente fu traslato a Motta Sant’Anastasia.
“Se non è spirito d’atleta quello che mosse Long nel tendere la mano ad Owens, non sappiamo cos’altro sia”. Con questa motivazione, nel 2000, il gesto di umiltà e correttezza di Long, del 4 agosto 1936, fu celebrato dal Comitato Olimpico Internazionale come esempio di pace e fratellanza tra i popoli, secondo la fiamma originaria dei giochi olimpici.
Jesse tenne fede alla richiesta di Luz. Si recò in Germania. Conobbe suo figlio Kai. Partecipò alle nozze di quest’ultimo. Gli raccontò del padre, di Berlino, del Fuhrer, delle medaglie e della loro grande amicizia fraterna. Gli raccontò di quell’uomo che gli tese la mano con umiltà e sportività abbattendo le barriere del pregiudizio e del razzismo. Gli raccontò la storia di Luz Long, dell’atleta, del soldato, dell’uomo il cui corpo giace nel sacrario di Motta Sant’Anastasia.

lunedì 26 agosto 2019

Un giornale trovato per caso...e la macchina del tempo

Trovato per caso tra le mie tante riviste che languono  nell'armadio  e si sà che in estate si tira fuori tutto pur di leggere qualcosa.

Non riesco proprio a sfogliare i giornali di gossip, praticamente non conosco nessuno e quando mi è capitato, mi sembra di abitare in un'altro pianeta, perchè dovrebbero essere famosi ma io non li conosco e nemmeno mi interessa devo dire.

Così quando posso leggo "io donna" o "Ddonna", i giornali allegati il sabato da anni ormai, alla repubblica e al corriere della sera.




Davvero ben fatti e soprattutto articoli da leggere molto interessanti.

Comunque di norma non guardo l'anno e solo quando leggo un intervista con Prodi e Letta mi viene da chiedermi di che anno sia... giro alla copertina... e sorpresa, 2008!!

E' stato fichissimo perchè io sapevo tutte le risposte. Sapevo cosa sarebbe accaduto dopo e questa cosa mi ha divertito tantissimo, perchè mi è sembrato di entrare in una macchina del tempo. Avendone poi più di una, ho anche trovato un'altra rivista in cui ci si domandava se ci sarebbe stato un governo Obama!!! he he... In fondo, mi sono davvero divertita ed è stato strano ma bello.

Leggere gli articoli di opinionisti e giornalisti e sapere come sarebbe finita. Avevo tutte le risposte e anche di più. Credo di averne ancora, di riviste archiviate che ancora non ho letto, se cerco bene... he he

martedì 20 agosto 2019

Non c'è la posso fare...

Ho comprato questo libro molto combattuta se sarei riuscita a leggere una trama stile Danielle Steel e purtroppo non riesco proprio ad appassionarmi malgrado la bellissima trama.
Sono tornata indietro nel tempo e mi sembra di leggere un Harmony che per carità sono letture di evasione e anche belle storie, ma non mi piace più leggere questa tipologia di libri e anche il tipo di scrittura mi è stonata con le mie corde... Vabbè, ci ho provato.
Colpita e affondata

trama:
Germania, anni Trenta. Da generazioni, le nobili famiglie von Bingen e von Hemmerle vivono nella campagna della Baviera. Grandi amici sin dall'infanzia, Nicolas e Alex, eredi delle due dinastie e padri di famiglia, sono uniti anche dalla tragica perdita delle rispettive consorti. Mentre Nicolas non disdegna la mondanità, Alex preferisce dedicarsi all'allevamento dei suoi meravigliosi cavalli. Per loro, l'ascesa del nazismo è solo un'eco lontana. Finché un giorno le autorità naziste scoprono che nella famiglia von Bingen scorre sangue ebreo. Per Nicolas e i suoi figli, l'unica speranza di salvezza è la fuga negli Stati Uniti. Tutto ciò che possono portare con sé è il regalo d'addio di Alex: otto cavalli purosangue, che diventeranno un prezioso lasciapassare per il futuro. Nel Nuovo Mondo, infatti, i von Bingen si reinventano una vita lavorando in un circo, mentre l'Europa viene inghiottita dalla guerra e i loro amici affrontano il peso di scelte impossibili. Il futuro è imperscrutabile. Ma esistono legami che nemmeno il destino più crudele potrà mai spezzare.
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venerdì 2 agosto 2019

Quando un uomo decide di scrivere il male...

MAURO CORONA NEL MURO
Mai libro è stato così brutto da leggere, a mia memoria. Terribile, veramente.

In questo delirio (concepito in 15 mesi di psicofarmaci ingollati con boccali di vino o di birra, come racconta lo stesso autore) di trama in cui non si capisce dove si deve andare a parare e solo alla fine si svela la allucianante vicenda delle tre mummie torturate, trovate in un’intercapedine del muro, in una baita di famiglia.

Il male o meglio l’odio puro verso le donne e gli animali, mai ho letto di tanta abiezione.
Corona racconta la perversione, la viltà e la disonestà degli uomini che odiano le donne. Ma perché? Che senso ha questo libro?… E’ solo il delirio di un uomo famoso che ha potuto pubblicare?!!

Sono così scioccata che non ho parole.


Da sentirsi male veramente.




Eppure ne ho letti di libri di Corona ma mai avrei pensato.