In epoca Vittoriana la moda era veramente pericolosa e causa
di sofferenze atroci: colori tossici, tessuti infiammabili, cosmetici al
piombo, corsetti strettissimi…
Essere alla moda aveva un prezzo altissimo, e di eleganza si poteva anche morire.
La Regina Vittoria, salita al trono nel 1837 divenne una sorta di
icona per la sua giovane età e contrariamente alla credenza popolare,
fino alla morte del Principe Albert, era molto interessata alla moda,
dopo il 1840 gli abiti avevano perso quelle caratteristiche frivole come
le maniche a palloncino o i colori sgargianti in favore di un’eleganza
pudica e semplice, essi erano caratterizzati da vita bassa, spalle
cadenti e corsetti stretti, i bustini erano tagliati in pezzi separati e
cuciti insieme a modellare i fianchi, nella parte anteriore veniva
inserita una fascia d’acciaio, mentre nella parte posteriore delle
stecche di balena erano cucite per dare più struttura. Il corpo della
donna rimaneva quindi rigido e in una posizione innaturale impedendole
di respirare comodamente.
Anche le gonne presentavano problemi; cucite con pesanti strati di
sottovesti erano calde e antigieniche, soprattutto d’estate. Durante il
1850 le gonne divennero ampie in modo eccessivo e si usavano sopra le
“Crinoline”: delle gabbie composte da fasce in acciaio flessibile che
aumentavano il diametro verso il basso, creando un effetto detto a
campana; questa moda divenne così popolare che “Punch”, eco satirico
della borghesia, la soprannominò “CrinolineMania”. Molto è stato scritto
e disegnato sugli inconvenienti e la pericolosità di questi indumenti,
uno dei rischi maggiori era quello di non essere in grado di salire in
carrozza e di rimanere impigliate nelle ruote, anche una giornata
ventosa poteva rivelarsi imbarazzante in quanto la crinolina con una
forte folata di vento poteva capovolgersi come un ombrello, mostrando
l’intimo ai passanti.
Una delle maggiori accuse a cui faceva riferimento Punch era che la
crinolina veniva spesso indossata per compiere furti; il giornale
descrisse che una malcapitata aveva nascosto una grande varietà di
oggetti sotto all’enorme vestito: bonbons, orologi, gabbie per uccelli,
pasticci di carne e quant’altro; la donna fu naturalmente arrestata
all’istante. Il pericolo maggiore era comunque rappresentato dal fuoco,
poiché qualunque donna poteva cadere in un camino o rovesciare un tavolo
con una candela, la situazione peggiorava ulteriormente a causa
dell’alta infiammabilita’ dei tessuti e dall’aria presente sotto alla
gonna che faceva in modo che il fuoco la divorasse velocemente, Frances
Appleton Longfellow mori’ ustionata quando la sua crinolina prese fuoco.
Foto: victorianparis.wordpress.com
Foto dal sito: http://vichist.blogspot.it
In quegli anni inoltre ci fu un dato curioso: divenne di moda
somigliare ai malati di tubercolosi. Le donne dell’epoca volevano
infatti emulare Marie Duplessis, cortigiana francese nota per la sua
bellezza sorprendente, nel suo ritratto piu’ noto dipinto da E’douard
Viénot la dama appare con occhi scintillanti e una pelle color avorio,
purtroppo la Duplessis era malata di tubercolosi che l’uccise nel 1847
all’eta’ di 23 anni; tutte le donne si truccavano quindi con prodotti
per schiarire la pelle, coloravano le guance di rosa e arrossavano le
labbra, proprio come una malata di tubercolosi in stato febbricitante.
Nel 1882 Robert Koch annuncio’ di aver scoperto e isolato i batteri che
causavano la malattia; inizio’ quindi un periodo di prevenzione con
campagne di salute pubblica su larga scala; i medici accusarono i lunghi
abiti delle signore, colpevoli secondo loro di spazzare germi e
escrementi dalla strada, portando malattie in casa.
Marie Duplessis by Édouard Viénot
Prima del 1780 il verde era un colore molto difficile da riprodurre
come tintura per i vestiti, fino a quando un chimico svedese-tedesco di
nome Carl Wilheim Scheele invento’ un nuovo pigmento verde mescolando
potassio e arsenico bianco con una soluzione di vetriolo al rame, questo
colore, ribattezzato “Emerald Green” divenne cosi’ diffuso che fu
utilizzato oltre che per tingere abiti anche per fabbricare caramelle,
giocattoli e candele. Questo tipo di colorante era pero’ altamente
tossico e velenoso, poteva infatti provocare nausea, diarrea e mal di
testa, a contatto con la pelle esercitava un effetto corrosivo con
ulcerazioni sulle mani, unghie e braccia. Nel 1871 una signora che aveva
acquistato una scatola di guanti color verde smeraldo soffriva di
ulcerazioni cutanee sulle unghie.
Nel 1860 un rapporto della Ladie’s Sanitary Association diffuse la
notizia che un copricapo contenente arsenico era in grado di uccidere
venti persone. Il British Medical Journal scrisse:” Gli abiti verdi
delle signore possono uccidere uno stuolo di ammiratori in una dozzina
di sale da ballo”. Nonostante i ripetuti avvertimenti da parte di medici
e scienziati le donne vittoriane sembravano innamorate del verde
all’arsenico.
“Emerald
Green” dress colored with arsenic, English or French (c. 1860–1865)
(Collection of Glennis Murphy, photograph Arnold Matthews)
Un altro problema molto diffuso era quello dei tessuti infetti che
diffondevano malattie nelle fabbriche, nelle case popolari ma anche tra i
ricchi della borghesia, secondo Alison Matthwes David la figlia del
primo ministro vittoriano Sir Robert Peel morì dopo che aveva indossato
un abito usato per coprire un malato di tifo; spesso infatti gli abiti
erano confezionati in luoghi fatiscenti e in situazioni di assoluto
degrado.
In epoca vittoriana l’abbronzatura era prerogativa solo di chi
lavorava all’aria aperta e non delle donne dell’alta borghesia che la
consideravano indice di non “purezza razziale”, per creare il pallore
della pelle venivano usati trucchi a base di piombo che causavano la
paralisi del nervo radiale, nel 1869 uno dei fondatori dell’American
Medical Association scrisse che aveva preso in cura tre donne che si
erano imbellettate con trucchi al piombo e che dopo avevano presentato
una paralisi temporanea alle mani.
Tra i cappelli piu’ popolari dell’epoca c’erano quelli con uccelli
imbalsamati che furono uccisi in nome di chissa’ quale eleganza; ma
anche i volatili, secondo alcuni studi, fecero le loro vittime
inconsapevoli, la tecnica di imbalsamazione prevedeva infatti l’uso di
saponi all’arsenico, altamente tossici e nocivi. Nel 1887 la
commentatrice di moda Mrs Haweis inizio’ una diatriba contro l’uso di
questi uccelli “fracassati” scrivendo:” Un cadavere non è mai un
piacevole ornamento”, negli anni successivi il progresso scientifico e
tecnologico determinarono un cambiamento nei costumi e una maggiore
consapevolezza che la salute era importante quanto l’eleganza; e forse
anche di piu’.
Nessun uomo di classe agiata in epoca vittoriana usciva senza il suo
cappello. Peccato che molti di essi fossero realizzati con il mercurio.
Secondo la storica del costume Alison Matthews David: «I suoi effetti
nocivi erano conosciuti, ma l'uso del mercurio era il modo più economico
e più efficace per trasformare pellicce di conigli e lepri in feltro
malleabile». Si tratta di una sostanza estremamente pericolosa: può
rapidamente entrare nel corpo attraverso la pelle o l'aria, e in caso di
avvelenamento può provocare una serie di effetti sulla salute come
convulsioni, crampi addominali, tremore, paralisi, problemi
riproduttivi...