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martedì 26 settembre 2023

Kristin Harmel – “Il libro dei nomi perduti”

Florida, 2005. Eva Traube Abrams, bibliotecaria quasi in pensione, leggendo il giornale una mattina si imbatte nella fotografia di un libro per lei molto speciale. Il volume, risalente al Diciottesimo secolo, fa parte dei numerosi testi saccheggiati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale; recentemente ritrovato in Germania, sembra contenere una sorta di codice che i ricercatori non sanno decifrare.

Parigi, 1942 . Eva è costretta ad abbandonare la città dopo l'arresto del padre, ebreo polacco. Rifugiatasi in una cittadina di confine, inizia a falsificare documenti per i bambini ebrei che fuggono nella Svizzera neutrale. Eva decide di annotare in un libro in forma criptata i veri nomi dei ragazzini che, essendo troppo piccoli per ricordare, rischiano di dimenticare la propria identità. Così nasce il Libro dei nomi perduti.
Alla fine del conflitto, Eva, decide di ricostruirsi un'altra vita, lontana e diversa. Ha imparato a voltarsi indietro tante volte e ogni volta un pezzo di sé è andato smarrito.

Ma ora che il passato bussa prepotente alla porta, avrà il coraggio di rivivere i vecchi ricordi?


Un bellissimo romanzo che mi ha lasciato con il fiato sospeso per una intera notte, attaccata alla storia senza riuscire a staccarmi. Forse prediligo questi libri con passaggi storici passato/presente, ma mi ha incantato veramente. Essendo una storia vera, è una testimonianza sulla resilienza dello spirito umano. Inoltre ancora nessuno aveva affrontato l’argomento dei falsari, coloro che permisero a centinaia di persone di salvarsi con un nuovo documento, bambini a cui fu data una nuova identità e famiglia, tessere annonarie e documenti vari che permettevano di passare i controlli del nemico.

Questo libro è scritto molto bene e la storia è così intrigante da desiderare di leggere subito la trama e la fine.

 

 

Mi piace quando leggo un libro approfondire alcuni argomenti come di seguito riporto:


Tessera annonaria

La tessera annonaria è un documento personale che definisce la quantità di merci e di generi alimentari razionati acquistabili in un determinato lasso di tempo.

In Italia venne reintrodotta con decreto ministeriale durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1940. La tessera, subito ribattezzata dal popolo come "tessera della fame", veniva rilasciata dal comune ed era nominativa e bimestrale; su di essa vi erano dei bollini rappresentanti il totale consumo mensile di pasta, olio e zucchero, escluso il pane e il latte. Il pane era distribuito giornalmente, non più di 500 gr all'inizio della guerra, per poi arrivare a circa 100 gr. Il latte invece veniva distribuito solo per bambini con prescrizione medica.

La tessera era il pagamento delle risorse alimentari del paese, che lo stato aveva confiscato, distribuendole in piccole porzioni. Stampata su carta di colori diversi per distinguere le differenti fasce d'età, la carta annonaria era verde per i bambini fino agli otto anni, azzurra per i ragazzi dai nove ai diciotto, grigia per gli adulti. Su ognuna comparivano le generalità del possessore, scritte con inchiostro nero indelebile.

Questa tessera permetteva in date prestabilite di recarsi da un fornitore abituale per la prenotazione, dapprima solo di generi alimentari, in seguito anche di altri beni come, ad esempio, il vestiario. Il negoziante staccava la cedola di prenotazione apponendo la propria firma e, in una o due date prestabilite, si poteva prelevare la merce prenotata. Visto che i prezzi variavano di mese in mese era uso comune prelevare tutto quanto fosse possibile in un'unica soluzione. Le date di prenotazione e ritiro dei generi alimentari venivano annunciate tramite manifesti e trafiletti sui giornali che si susseguivano a ritmi paradossali.

Man mano che la guerra proseguiva, si verificarono irregolarità e illegalità di ogni genere, tra cui il commercio stesso delle tessere, false o vere che fossero.

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venerdì 22 settembre 2023

Tre ciotole

Questo libro non l'ho capito.

 

Tre ciotole di Michela Murgia. 

Dopo la sua morte, le sue interviste e tutto quello che è passato sui social su di lei, come donna e come scrittice, mi sono avvicinata a questo libro un po' in punta di piedi. Nemmeno sapevo che erano 12 storie.

Faticosa la lettura per l'impostazione grafica, pochi spazi e pochi paragrafi. Scritto fitto fitto... come senza fiato. In tutta onestà non credo che mi sia piaciuto granchè. Si leggono le storie ma ognuna è a se tranne le prime due che comunque mi hanno infastidita molto per il tipo di approccio, non tanto per il cancro ma proprio per la reazione esagerata ad una separazione.

Ho sentito come se l'autrice avesse una urgenza di condivisione.  Le tre ciotole del titolo sono quelle che usa la protagonista di una delle storie, per tornare a nutrirsi... Di fronte al cambiamento ci si da la possibilità di trovare nutrimento in nuovi riti, risorse di sopravvivenza che non pensavamo di possedere. 

Forse non lo avrei nemmeno letto se non lo avesse scritto lei. 

Di certo mi ha lasciato sensazioni strane.

 

lunedì 11 settembre 2023

Ilaria Tuti – “Madre d’ossa”

 

Nel nuovo romanzo di Ilaria Tuti, “Madre d’ossa”, il presente della profiler Teresa Battaglia è governato dall’Alzheimer che progredisce. La nuova indagine del commissario porta alla luce un’eredità di sangue e credenze, culti, leggende e riti pagani. Se le grotte sono ventri, è il sentimento atavico della maternità che aleggia nella trama, fatta di donne gravide di futuro e di paura, di madri bambine…

Questo è il IV libro della saga del Commissario Battaglia.

Sono gialli e trame molto particolari. Intanto l’ambientazione è italiana (Udine) e ci si affeziona ai protagonisti dopo 4 libri a cui di sicuro ci sarà un seguito.

Ho fatto le due di notte per finire questo libro che mi trascinavo ormai da giorni. Ma a metà libro la trama mi ha letteralmente legato alla soluzione dei misteri.

Aspetto la trasposizione cinematografica che è stata fatta molto bene sul primo libro. Elena Sofia Ricci azzeccatissima nella parte della protagonista.

Elisa