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martedì 26 settembre 2017

Macbeth

Daniele Salvo dirige "Macbeth" al Globe Theatre di Villa Borghese a Roma: ambizione, sete di dominio, fragilità e rimorso attanagliano il protagonista di uno dei capolavori di William Shakespeare... devo dire che non è proprio una passeggiata. Impegnativo da seguire e fortemente emotivo nell'espressione del male e della sua essenza dove il lato oscuro si fa carne in un alter ego formidabile: Lady Macbeth.

 Questo teatro è stupendo se non fosse per le sedie molto scomode che ad un certo punto ti tolgono il piacere di seguire le scene perchè cominci dopo 2 ore ad essere dolorante in tutto il corpo. Almeno a me fa questo effetto. Devo ricordarmi di portare un cuscino.

 Bravissimi gli attori e davvero vale la pena dedicargli una serata.
 Se mai adesso diciamo di vedere tanto male e guerre nel mondo quest'opera ci ricoda che nel passato sicuramente era peggio. La volontà di potere e di predominio che divora tutto, distruggendo i protagonisti nella loro stessa fragilità... ma quanto sangue versato e quanto male fatto!!!

 Alla fine trionfa il bene e la giustizia... e magari fosse sempre vero.


lunedì 25 settembre 2017

Il Veggente

Il libro racconta la storia di Bruno Cornacchiola, un protestante ignorante (di famiglia poverissima, era cresciuto praticamente da barbone) e focoso (durante la guerra civile aveva comprato in Spagna un pugnale e ci aveva fatto incidere a morte il Papa) al quale la Madonna è apparsa per molti anni alle Tre Fontane, nella zona sud est di Roma. Io, lo ammetto, non conoscevo di questa apparizione a Roma e anzi solo adesso sono andata alle Tre Fontane, dove ho trovato una bellissima chiesa costruita sul luogo del martirio di San Paolo, rarissimo esempio di romanico a Roma.
Mentre leggo le profezie che Bruno Cornacchiola constato che sono state confermate dagli avvenimenti passati, e questo mi ha spaventato non poco considerando le profezie che ho letto e che riguardano il futuro. Gli eventi tragici profetati hanno tutti a che fare con la sorte di noi credenti in Occidente, e con la generale apostasia.
Non capisco perché la Chiesa non pubblicizzi questa apparizione visto che è proprio a Roma.
Maria ci chiede fare penitenza, confessarci e pregare. Ci stà avvisando di un grande pericolo e noi tutti dobbiamo essere pronti nella morte per poter essere salvati e pregare per la pace. Invece solo silenzio.
Queste profezie sono state lasciate nell’oscurità di qualche polveroso archivio della Santa Sede – qualunque sarà il pronunciamento definitivo dell’autorità (questa riflessione è estensibile anche a Medjugorje) – la sua parola dovrebbe essere conosciuta e divulgata a tutti i fedeli.
«Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’Oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre».
«Ho visto scorrere molto sangue a San Pietro. La chiesa ridotta ad una masso di rovine», negli ultimi messaggi. Siamo dunque alla vigilia dell’Apocalisse? Conoscere i rischi e i pericoli che corrono al Chiesa e il mondo d’oggi «pur nella loro crudezza, non deve indurre ad un’irragionevole paura o a uno sterile fatalismo ma – spiega nella postfazione il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei santi – piuttosto deve ispirare la presa di coscienza e il senso di responsabilità per eliminarne alla radice ogni possibile fattore scatenante».
Per fare buonismo stiamo prendendo sotto gamba un pericolo che incombe su di noi. Come possiamo accettare di far entrare persone che professano a casa loro una religione che perseguita e uccide i cristiani e non accetta l’edificazione di Chiese? Pretendono moschee e luoghi di preghiera che loro non permettono a casa loro. Tutto questo noi lo pagheremo caro. Con attentati e come dice la profezia della Madonna con un attacco terroristico che fara esplodere San Pietro con conseguente attacco alle persone che verranno smembrate dice la Madonna, quindi persone che sono dentro il nostro Paese e che al momento giusto ci massacreranno.
Altro che accoglienza, dobbiamo difenderci e difendere i nostri figli.
Tutto questo dirà Lei sarà anticipato da terribili terremoti causati da uomini senza Dio che distruggeranno la terra con un potente attacco nucleare.

E mi sembra che ad oggi tutto questo stà accadendo e sarà possibile. Quindi pregare e pulire le nostre anime, che siano pronte ad accogliere nostro padre celeste e soprattutto alla morte che è nel nostro futuro presente.


venerdì 22 settembre 2017

Quando leggerai questa lettera


Quando leggerai questa lettera è un romanzo di un autore spagnolo esordiente,Vincente Gramaje.
Il protagonista del libro è un medico, Victor Monteoscuro che non essendo riuscito a diagnosticare in tempo il cancro al seno della moglie si concede, dopo la morte di lei, un “anno sabbatico” per potersi allontanare da tutti e rimanere solo con se stesso. Si reca in Nord Africa, quando in un cantiere poco distante dal suo albergo, viene rinvenuta una fossa piena di ossa umane. Si tratta dei soldati caduti nella battaglia di Annual nel luglio del 1921, in cui la Spagna, nel tentativo di mantenere l’ultimo protettorato del Marocco, perse una guerra molto cruenta. Fra i resti, Victor trova una bottiglia che contiene una lettera d’amore. Questo episodio cambia la sua vita, poiché il suo scopo diviene presto quello di consegnare, senza mai aprirla, la missiva alla sua destinataria. Un messaggio da consegnare ai posteri, le parole d’addio di un capitano spagnolo alla sua fidanzata.
Inizia così in Quando leggerai questa lettera una ricerca appassionante, in cui Victor coinvolge parenti e amici, servendosi anche dell’aiuto di un investigatore privato. Ma soprattutto un viaggio che il protagonista compie prima di tutto dentro di sé, dove la motivazione di rendersi utile agli altri, in realtà, lo porterà ad aiutare se stesso e a riconquistare la sua voglia di vivere, venuta meno dopo la morte della moglie.
Questo libro ti prende e ti fa entrare dentro la trama perché si articola su due piani paralleli: la vita di Victor e le sue ricerche al fine di ritrovare i familiari della donna cui era indirizzata la lettera, e le avventure dell’esercito spagnolo, nel luglio del 1921, asserragliato all’interno di un forte, senza più acqua, in condizioni igieniche disastrose. Ultimo baluardo della resistenza spagnola in quei territori, con i “mori” che li hanno assediati e senza possibilità alcuna di chiedere aiuto.
La storia di quei giorni drammatici dell’esercito spagnolo è senza dubbio quella più interessante, dove si concepisce la disperazione di giovani vite, che si rendono conto di non avere scampo e, nonostante le avversità, si aggrappano alla vita. Le preoccupazioni del capitano Gimeno, l’autore della lettera, per i suoi “ragazzi” sono le stesse che potrebbe avere un ufficiale capo al giorno d’oggi. Le stesse afflizioni di non riuscire a tornare a casa dall’amata, di non rivederla più. Di non avere preso le giuste decisioni per i suoi soldati.
Questo libro è carne viva. La disperazione di quegli uomini ti entra dentro a fuoco e percepisci nella lettura la crudeltà e la disperazione della guerra che troppo spesso oggi dimentichiamo. Sono grata a questo libro per avermelo ricordato.

mercoledì 20 settembre 2017

Durkink

Ieri sera questo bellissimo film che ci ricorda cosa sia la guerra e il suo messaggio di morte e di destino... Non conoscevo questo fatto storico e quindi sono subito andata a cercare qualcosa.
Effettivamente il programma della seconda guerra mondiale, a scuola, arrivava sempre con gli ultimi giorni  e il programma mai finito. Mi ha fatto rendere conto delle tante lacune che ha lasciato nella mia informazione in tal senso, tanto da farmi scoprire ancora oggi, molto che non so e ignoravo.
Benvenga a questo punto il cinema che ci da occasione di ricordare o di sapere, in questo caso.


L'operazione Dynamo (Operation Dynamo), conosciuta anche come "miracolo di Dunkerque" o "evacuazione di Dunkerque", fu una operazione di evacuazione navale su larga scala delle forze alleate che ebbe luogo dal 27 maggio al 4 giugno 1940, dopo che le truppe inglesi del British Expeditionary Force (BEF) assieme alle forze franco-belghe erano state tagliate fuori e circondate dalle unità corazzate tedesche giunte sulle coste della Manica a seguito del riuscito sfondamento del fronte sulla Mosa. Si trattò del momento culminante e finale della cosiddetta battaglia di Dunkerque, presso il confine tra Francia e Belgio. Dato il completo isolamento via terra di queste truppe (oltre 1 milione di soldati tra inglesi, francesi e belgi), l'unica via di salvezza era la fuga in Inghilterra attraverso il trasporto via mare con unità navali di qualsiasi tipo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Dynamo
il link se qualcuno è curioso come me.







A disposizione del nemico rimase un bottino di proporzioni incredibili; gli inglesi avevano abbandonato sul suolo francese circa 2000 cannoni, 60.000 automezzi, 76.000 tonnellate di munizioni, 600.000 tonnellate di carburante e di rifornimenti di ogni genere. L'Inghilterra rimase praticamente disarmata sul suolo metropolitano inglese: al termine delle operazioni erano disponibili solamente circa 500 pezzi di artiglieria, compresi quelli prelevati dai musei.
Complessivamente nel disperato tentativo di salvataggio andarono perse circa 200 imbarcazioni di tutte le dimensioni, tra cui sei cacciatorpediniere britannici e tre francesi. La RAF tra il 26 maggio e 4 giugno svolse un totale di oltre 4.822 missioni su Dunkerque perdendo 177 aerei, di cui 100 in combattimento e gli altri per vari motivi, il 40% dei quali bombardieri. La Luftwaffe in compenso perse circa 140 aerei.
Le significative perdite di materiali abbandonati rafforzarono la dipendenza finanziaria del governo inglese nei confronti degli Stati Uniti, che si concretizzerà nella Lend-Lease, la legge sugli affitti e prestiti.

martedì 12 settembre 2017

Tutto da un calendario...

Strappo agosto ... ma sono curiosa. Comincio a leggere il retro...
"l'occupazione di Roma- II parte - il 23 marzo 1944 fu rivolto il  più sanguinoso attentato partigiano contro le truppe tedesche. Durante il transito di una compagnia, composto da 156 reclute altoatesine, a via Rasella, ci furono 33 morti e il ferimento di 110 soldati. Per rappresaglia i tedeschi uccisero 335 uomini. Oltre all'eccidio delle Fosse Ardeatine, 2.091 gli ebrei deportati, 66 partigiani fucilati a Forte Bravetta, dieci fucilati a Pietralata e le dieci donne uccise presso il Ponte dell'Industria per aver assaltato un forno".

Ecco sono esterefatta di non aver mai sentito parlare di questo fatto storico e sono quindi andata prontamente su google per cercarlo.

Gli assalti ai forni e l'eccidio


La lapide posta a memoria dell'eccidio
Il tragico episodio va inserito nel contesto creatosi in conseguenza dell'ordinanza emessa il 26 marzo 1944 dal generale Kurt Mälzer, comandante della città di Roma durante l'occupazione, che aveva ridotto a 100 grammi la razione giornaliera di pane destinata quotidianamente ai civili. In molti quartieri di Roma le donne protestarono davanti ai forni, in particolare presso quelli sospettati di panificare il pane bianco destinato alle truppe di occupazione. Il 1º aprile al forno Tosti (quartiere Appio) la lunga attesa per la distribuzione trasformò lo scontento popolare in trambusto. Il 6 aprile, a Borgo Pio, fu bloccato e depredato un camion che ogni giorno ritirava il pane per portarlo alla caserma dei militi della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana). L'assalto ai forni, che costrinse i nazionalsocialisti a scortare i convogli e a presidiare depositi e punti di distribuzione, si ripeté in vari quartieri della capitale[4], fino all'evento tragico del Ponte dell'Industria il venerdì di Pasqua. Così rievoca l'episodio Carla Capponi[5]:
« Le donne dei quartieri Ostiense, Portuense e Garbatella avevano scoperto che il forno panificava pane bianco e aveva grossi depositi di farina. Decisero di assaltare il deposito che apparentemente non sembrava presidiato dalle truppe tedesche. Il direttore del forno, forse d'accordo con quelle disperate o per evitare danni ai macchinari, lasciò che entrassero e si impossessassero di piccoli quantitativi di pane e farina. Qualcuno invece chiamò la polizia tedesca, e molti soldati della Wehrmacht giunsero quando le donne erano ancora sul posto con il loro bottino di pane e farina. Alla vista dei soldati nazisti cercarono di fuggire, ma quelli bloccarono il ponte mentre altri si disposero sulla strada: strette tra i due blocchi, le donne si videro senza scampo e qualcuna fuggì lungo il fiume scendendo sull'argine, mentre altre lasciarono cadere a terra il loro bottino e si arresero urlando e implorando. Ne catturarono dieci, le disposero contro la ringhiera del ponte, il viso rivolto al fiume sotto di loro. Si era fatto silenzio, si udivano solo gli ordini secchi del caporale che preparava l'eccidio. Qualcuna pregava, ma non osavano voltarsi a guardare gli aguzzini, che le tennero in attesa fino a quando non riuscirono ad allontanare le altre e a far chiudere le finestre di una casetta costruita al limite del ponte. Alcuni tedeschi si posero dietro le donne, poi le abbatterono con mossa repentina "come si ammazzano le bestie al macello": così mi avrebbe detto una compagna della Garbatella tanti anni dopo, quando volli che una lapide le ricordasse sul luogo del loro martirio. Le dieci donne furono lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue. Il ponte fu presidiato per tutto il giorno, impedendo che i cadaveri venissero rimossi; durante la notte furono trasportati all'obitorio dove avvenne la triste cerimonia del riconoscimento da parte dei parenti. »
Ultima vittima della protesta fu, il 3 maggio successivo, una madre di sei figli: Caterina Martinelli, mentre ritornava a casa con la sporta piena di pane dopo l'assalto a un forno nella borgata Tiburtino III, fu falciata da una raffica di mitra di militari della PAI (Polizia dell'Africa italiana - ex corpo di Polizia coloniale). 

Ora due cose. Mai sentito parlare della PAI e soprattutto un brivido mi percorre la schiena. Sono così confusa. Perchè io ho fatto le medie proprio alla Scuola Caterina Martinelli a Tiburtino III e mai ci hanno spiegato chi era e il fatto storico. Certo quando sono andata a scuola io non c'era internet ma la reputo una grande mancanza da parte della scuola.
Riporto il fatto

Il tre maggio Caterina Martinelli guidava l'assalto di un forno le donne della borgata che la fame e la miseria avevano esasperato dopo un inverno terribile. Mentre ritornavano nelle loro baracche con le sporte piene di pane, le donne furono bloccate da un milite della PAI. Al rifiuto di cedere il pane, quelli spararono con il mitra colpendo Caterina Martinelli, che teneva in braccio la bambina ancora lattante e aveva una grossa pagnotta stretta al petto. La donna stramazzò a terra cadendo sopra la figlia, che sopravvisse ma ebbe la spina dorsale lesionata; altre restarono ferite.
"[...] In questa ondata di assalti ai forni una guardia della PAI ammazza con una fucilata una donna del Tiburtino III, Caterina Martinelli, che aveva sette figli. Il giorno dopo, sul marciapiede dove era stata uccisa la donna, qualcuno depone un cartello con la scritta:
'Qui i fascisti hanno ammazzato / Caterina Martinelli / una madre che non poteva / sentir piangere dalla fame / tutti insieme / i suoi figli'."