Pagine

martedì 12 settembre 2017

Tutto da un calendario...

Strappo agosto ... ma sono curiosa. Comincio a leggere il retro...
"l'occupazione di Roma- II parte - il 23 marzo 1944 fu rivolto il  più sanguinoso attentato partigiano contro le truppe tedesche. Durante il transito di una compagnia, composto da 156 reclute altoatesine, a via Rasella, ci furono 33 morti e il ferimento di 110 soldati. Per rappresaglia i tedeschi uccisero 335 uomini. Oltre all'eccidio delle Fosse Ardeatine, 2.091 gli ebrei deportati, 66 partigiani fucilati a Forte Bravetta, dieci fucilati a Pietralata e le dieci donne uccise presso il Ponte dell'Industria per aver assaltato un forno".

Ecco sono esterefatta di non aver mai sentito parlare di questo fatto storico e sono quindi andata prontamente su google per cercarlo.

Gli assalti ai forni e l'eccidio


La lapide posta a memoria dell'eccidio
Il tragico episodio va inserito nel contesto creatosi in conseguenza dell'ordinanza emessa il 26 marzo 1944 dal generale Kurt Mälzer, comandante della città di Roma durante l'occupazione, che aveva ridotto a 100 grammi la razione giornaliera di pane destinata quotidianamente ai civili. In molti quartieri di Roma le donne protestarono davanti ai forni, in particolare presso quelli sospettati di panificare il pane bianco destinato alle truppe di occupazione. Il 1º aprile al forno Tosti (quartiere Appio) la lunga attesa per la distribuzione trasformò lo scontento popolare in trambusto. Il 6 aprile, a Borgo Pio, fu bloccato e depredato un camion che ogni giorno ritirava il pane per portarlo alla caserma dei militi della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana). L'assalto ai forni, che costrinse i nazionalsocialisti a scortare i convogli e a presidiare depositi e punti di distribuzione, si ripeté in vari quartieri della capitale[4], fino all'evento tragico del Ponte dell'Industria il venerdì di Pasqua. Così rievoca l'episodio Carla Capponi[5]:
« Le donne dei quartieri Ostiense, Portuense e Garbatella avevano scoperto che il forno panificava pane bianco e aveva grossi depositi di farina. Decisero di assaltare il deposito che apparentemente non sembrava presidiato dalle truppe tedesche. Il direttore del forno, forse d'accordo con quelle disperate o per evitare danni ai macchinari, lasciò che entrassero e si impossessassero di piccoli quantitativi di pane e farina. Qualcuno invece chiamò la polizia tedesca, e molti soldati della Wehrmacht giunsero quando le donne erano ancora sul posto con il loro bottino di pane e farina. Alla vista dei soldati nazisti cercarono di fuggire, ma quelli bloccarono il ponte mentre altri si disposero sulla strada: strette tra i due blocchi, le donne si videro senza scampo e qualcuna fuggì lungo il fiume scendendo sull'argine, mentre altre lasciarono cadere a terra il loro bottino e si arresero urlando e implorando. Ne catturarono dieci, le disposero contro la ringhiera del ponte, il viso rivolto al fiume sotto di loro. Si era fatto silenzio, si udivano solo gli ordini secchi del caporale che preparava l'eccidio. Qualcuna pregava, ma non osavano voltarsi a guardare gli aguzzini, che le tennero in attesa fino a quando non riuscirono ad allontanare le altre e a far chiudere le finestre di una casetta costruita al limite del ponte. Alcuni tedeschi si posero dietro le donne, poi le abbatterono con mossa repentina "come si ammazzano le bestie al macello": così mi avrebbe detto una compagna della Garbatella tanti anni dopo, quando volli che una lapide le ricordasse sul luogo del loro martirio. Le dieci donne furono lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue. Il ponte fu presidiato per tutto il giorno, impedendo che i cadaveri venissero rimossi; durante la notte furono trasportati all'obitorio dove avvenne la triste cerimonia del riconoscimento da parte dei parenti. »
Ultima vittima della protesta fu, il 3 maggio successivo, una madre di sei figli: Caterina Martinelli, mentre ritornava a casa con la sporta piena di pane dopo l'assalto a un forno nella borgata Tiburtino III, fu falciata da una raffica di mitra di militari della PAI (Polizia dell'Africa italiana - ex corpo di Polizia coloniale). 

Ora due cose. Mai sentito parlare della PAI e soprattutto un brivido mi percorre la schiena. Sono così confusa. Perchè io ho fatto le medie proprio alla Scuola Caterina Martinelli a Tiburtino III e mai ci hanno spiegato chi era e il fatto storico. Certo quando sono andata a scuola io non c'era internet ma la reputo una grande mancanza da parte della scuola.
Riporto il fatto

Il tre maggio Caterina Martinelli guidava l'assalto di un forno le donne della borgata che la fame e la miseria avevano esasperato dopo un inverno terribile. Mentre ritornavano nelle loro baracche con le sporte piene di pane, le donne furono bloccate da un milite della PAI. Al rifiuto di cedere il pane, quelli spararono con il mitra colpendo Caterina Martinelli, che teneva in braccio la bambina ancora lattante e aveva una grossa pagnotta stretta al petto. La donna stramazzò a terra cadendo sopra la figlia, che sopravvisse ma ebbe la spina dorsale lesionata; altre restarono ferite.
"[...] In questa ondata di assalti ai forni una guardia della PAI ammazza con una fucilata una donna del Tiburtino III, Caterina Martinelli, che aveva sette figli. Il giorno dopo, sul marciapiede dove era stata uccisa la donna, qualcuno depone un cartello con la scritta:
'Qui i fascisti hanno ammazzato / Caterina Martinelli / una madre che non poteva / sentir piangere dalla fame / tutti insieme / i suoi figli'."

1 commento:

  1. Una delle tante vergognose oscenità commesse dall'uomo. L'altra è quella di non parlarne mai perchè venga dimenticata.
    Non deve assolutamente venire dimenticata invece. Deve restare ben scolpita nella memoria collettiva sperando che serva a faf sì chenon si ripeta.
    In fondo quelle donne avevano fame, loro e le famiglie.
    Hai fatto benissimo a parlarne.

    RispondiElimina