Ho appena terminato questo libro che da madre non poteva non toccarmi dentro.
Scritto veramente male devo dire, ripetitivo e a tratti noioso ma purtroppo la storia è una di quelle dolorose e a sangue vivo che ti fanno pensare e riflettere.
L’autrice scopre e racconta la storia della sua famiglia di origine ebraica-lituana. La nonna era scampata al ghetto perché emigrata in tempo in Francia, mentre il resto della famiglia vennero deportati nel ghetto di Kaunas.
Sua madre, come molti sopravvissuti alla Shoah, non amano parlare della guerra, troppo doloroso.
Quindi dovrà viaggiare e interrogare i parenti e amici sopravvissuti per sapere anche la storia della sua famiglia e scoprire che i bambini piccoli venivano uccisi con le madri
e spesso accadeva, durante le selezioni, che venissero presi da chi
sapeva che sarebbe andato nella fila dei ritenuti da eliminare. Per salvare le giovani madri.
“A
Kaunas ci sono state molte selezioni fino alla liquidazione definitiva
del ghetto, nel 1944, Aktionen specifiche per i bambini, gli anziani,
gli ammalati. La più importante è stata quella del 28 ottobre 1941.
Durante le Aktionen i nazisti sceglievano nel ghetto chi veniva
deportato nei campi di lavoro, nel Lager. Chi non era ritenuto idoneo al
lavoro veniva ucciso. Gli ebrei lo sapevano, per avere una possibilità
di sopravvivere bisognava a ogni costo essere giudicati idonei al
lavoro. I nazisti non separavo le madri dai figli, li uccidevano
contemporaneamente. […] Sarebbero morti tutti insieme, Raya e Maša, la
loro madre Mary, la tua bisnonna, Raya e Max, la loro figlia
Salomè, Maša, con il bimbo in braccio, suo marito Ulli.
Quando
sono arrivati di fronte all’ufficiale nazista incaricato di scegliere
chi fosse idoneo al lavoro e chi andasse alla morte, e che indicava a
sinistra i vivi, a destra i morti, Mary ha tolto il bimbo dalle braccia
di sua figlia Maša, ha preso per mano la piccola Salomé, che Raya ha
lasciato, e si è avviataaela morte così, con i due nipotini. Le sue due
figlie Maša e Raya hanno accettato di vivere senza i loro bambini, si
sono ritrovate nella fila di chi andava al Lager. Così tua nonna ha
salvato le sue due figlie, e Raya e Maša hanno accettato di essere
salvate.”
Due sono le cose da dire. Impossibile giudicare. Nessuno di noi veramente e in coscienza non è in grado di dire, ma io al posto loro, come madre cosa avrei fatto?!!! SArei andata a morte certa con i figli in braccio o avrei scelto di salvarmi. Chi può dirlo. La guerra è atroce soprattutto per questo, anche se vedere un soldato che ti spara al cuore sapendo che dopo toccherà a tuo figlio non credo sia meglio. Impossibile non interrogarsi. Continuo a leggere questi libri perchè ogni racconto è diverso e le atrocità sembrano senza fine come l'odio che si legge tra le righe e nei ricordi. Terribile.
NO, non si può giudicare ora nè mai.
RispondiEliminaBisogna viverlo qquel momento e comunque vada, qualunque scelta si faccia, i rimoris continueranno per l'eternità.