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giovedì 10 dicembre 2020

"Il peso della neve" Rigopiano


Il libro "Il peso della neve" (Mondadori) di Adriana e Giampiero Parete, sopravvissuti alla tragedia di Rigopiano (Farindola, Pescara). Racconta la storia di cosa accadde il 18 gennaio 2017 all'interno del Gran Sasso Resort di Rigopiano nelle drammatiche 50 ore che seguirono la valanga, quando 120.000 tonnellate di alberi, rocce, ghiaccio e neve spazzarono via tutto, uccidendo 29 delle 40 persone presenti.
A raccontarlo è la famiglia Parete, mamma, papà e due figli, i quattro protagonisti di quello che i giornali definirono «il miracolo di Rigopiano».

Sapevo quando ho comprato questo libro a cosa sarei andata incontro, cosa avrei provato ad entrare dentro questo dolore e sentire la sofferenza, ancor di più perché sono mamma. Ma sinceramente non avrei mai immaginato che sarebbe stato così straziante, così viscerale, così terribilmente doloroso. Però sono contenta di averlo fatto e ho capito tante cose che mi sono sfuggite di quella tragedia assurda. Io sono una volontaria di Protezione Civile e non riuscivo a credere che i soccorsi fossero arrivati così in ritardo. Le telefonate ignorate e gli appelli di aiuto non raccolti, perché non creduti. Che stava succedendo? Perchè si stava innescando tutto questo? Certo non siamo americani e non è tutto subito fico, ma i nostri sistemi di soccorso negli anni sono diventati sempre migliori e quindi non mi capacitavo del ritardo dei soccorsi e del loro arrivo.
Qualche mese fa ho fatto un corso per operatore sala radio. C’è un linguaggio che bisogna tenere quando si parla in radio affinché il messaggio arrivi chiaro e la risposta lo sia altrettanto.
Avere personale formato nei posti di lavoro è determinante per la sicurezza e la serietà nell’intervento, affinché più nessuno risponda come se fosse una telefonata scherzo, ma poi perché? C’erano state altre telefonate scherzo tali da determinare una situazione di non allerta? Cosa ha determinato la non riuscita di tutte quelle telefonate. Eppoi quando chiami il 112 è giustificabile l’attesa di un disco o che la telefonata venga chiusa per richiamare?
Ma soprattutto leggendo questo libro mi sono resa conto che anche il linguaggio della persona che telefona e deve allertare e segnalare è importante. Con sconcerto leggo nel libro che l’unico sopravvissuto alla valanga (il papà dei due bimbi, che poi si sono salvati), nei primi minuti della tragedia, era palesemente sotto shock mentre telefonava sperando che sua moglie e i suoi bambini non fossero morti “112 non risponde” - “118” Sono Giampiero Parete, chiamo dall’Hotel Rigopiano, Farindola. L’albergo non c’è più, non c’è più niente. C’è stata una valanga, mandate qualcuno… ripeteva… “un attimo rimanga in linea...” e intanto il telefono ha poco campo e poca carica...”da dove chiama?”… Rigopiano...mandate subito qualcuno….”ok ok stia calmo, adesso la richiamiamo. Rimanga con il telefono acceso”… Assurdo, assurdo che sia proprio la telefonata a non funzionare. La telefonata a cui ti aggrappi con tutto te stesso nella disperazione più cupa e hai freddo e ...nessuno ti richiama. Da qui la storia è risaputa. Disperato chiama un suo amico, quello che tra l’altro gli aveva regalato questa vacanza...”Professore, sono Giampiero. Quì è successo un casino, è venuto giù l’albergo. Un terremoto, una valanga. Ho perso tutto, sono tutti là sotto, Adriana e i bambini..abbiamo bisogno di aiuto!!!” … nel frattempo continuavo a provare con il 112 e 118, o non prendeva la linea o non rispondevano o gli operatori non mi credevano. …
Questo non si può leggere, questo non è tollerabile e soprattutto questo non può accadere.
Eppure è successo, eppure continuavano a chiedere nome cognome e altro senza segnalare l’allarme e anche il Professore non riusciva a far capire la gravità della situazione … ed erano passate ore. In tutto questo caos la segnalazione della telefonata arriva a Gabriele, un vicino di casa, capo dipartimento all’Anas. “Giampiero Parete? Lo conosco. Provo a chiamarlo io.”
“Gabriè aiutami tu. Sono quassù, una valanga ha distrutto tutto. Ho perso Adriana e i bambini...ho perso tutti”… e solo allora è partita la macchina dei soccorsi.
Sono basita nel leggere nel dettaglio come veramente è andata. Allora forse c’è la necessità di studiare un linguaggio anche nelle emergenze?!! Quanto deve essere disperata la voce che chiama e chiede aiuto?!!!!
Ad un certo punto del racconto, Giampiero dice che mentre era al telefono con un carabiniere, egli lo abbia minacciato di denunciarlo per procurato allarme. Cosa ha innescato queste reazioni? Mi domando, era troppo educato al telefono? Forse funziona di più la sceneggiata napoletana?!! Il tono della voce non era abbastanza disperato. E chi decide che non è così.
Questa vicenda ha troppe situazioni assurde, compresa la centralinista della Prefettura, rimasta tristemente famosa per la famosa frase “la madre dei cretini è sempre incinta” pensando ad uno scherzo, rispondendo alla telefonata che il Professore stava facendo insieme ad altri numeri da ore. In tutto questo si entra dentro la disperazione di una mamma che è sotto la neve con suo figlio, e la figlia chissà dove dietro le parerti di ghiaccio.
Io consiglio questo libro perché si entra dentro quella tragedia e si comprende in un modo viscerale come si sopravvive 50 ore senza i soccorsi, sotto la neve, al freddo. Non oso pensare a tutte le persone che sono morte aspettando un urlo, un richiamo, i soccorsi, gli eroi. Invece per una non formazione professionale, per una leggerezza che nella catena dei soccorsi non può avvenire, gli eroi sono arrivati tardi e sono tutti morti. 29 per l’esattezza. Ovviamente nel libro si racconta anche il dopo. Quando ti senti quasi in colpa perché sei vivo e gli altri sono morti e soprattutto quello che tutto questo può fare nella mente di un bambino. Leggetelo questo libro, vi farà solo bene.

4 commenti:

  1. Un libro come questo ha bisogno del momento giusto per essere letto. Intanto lo inserisco nella mia wish list.

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    1. diciamo che bisogna avere una buona dose di consapevolezza... concordo

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  2. Non mi sento pronta per questa lettura ..... troppo dolore, troppa angoscia, troppo......tutto!!!

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