Io adoro il Natale. Da sempre. Forse in questo sono rimasta un po' bambina ma lo aspetto sempre con ansia.
Mi piace fare l'albero e adornare la casa, tanto che adesso che bisogna mettere tutto via sono un po' triste perchè già so che tutto questo mi mancherà ma non ha senso di rimanere ancora.
Non si tratta di essere o sentirsi più buoni, o mangiare il panettone o fare i regali.
In realtà è la famiglia e quello che fai con la famiglia a fare la differenza e forse mi mancano alcune cose perdute negli anni e che non torneranno più, come mia mamma e la sua allegria o mio figlio bambino che intanto è cresciuto e si è fatto uomo.
Quest'anno poi non ho avuto nemmeno tempo di ammirare le vetrine dei negozi e il Natale mi è sfuggito di mano. Ogni anno sempre più triste sembra e si arriva al Capodanno con la voglia di farsi solo un bel sonno e dimenticare o ricordare solo le cose belle.
Si tirano fuori i sogni dai cassetti e si spolverano sperando che si avverino e si comincia a pensare e scrivere e fare conti su numeri che non esistono perchè sono solo situazioni e momenti, attimi di felicità o di dolore, ricordi e speranze.
Anche l'epifania è cambiata. A Piazza Navona non ci sono più i banchi storici ed è sempre triste quando di fatto ti cancellano un ricordo che era una certezza o pensavi lo fosse.
Io ho alimentano in questi giorni di festa la mia fame culturale, perchè di cibo per fortuna ne ho visto poco. E così sono andata a vedere Escher e Cartier Bresson. Due geni diversi ma grandi e nella loro grandezza ci entri per un momento sperando che la luce ti illumini e speri che nella tua percezione qualcosa sia cambiato dentro di te. Piccole cose che sembrano insignificanti ma che invece alimentano piccole curiosità, domande e risposte o forse solo conoscenze approssimative.
Ed è così che ti senti in pace con il mondo perchè sei un po' più ricca dentro come quando stai con una persona che ti fa stare bene.
I documentari e i filmati del dopoguerra sono veramente interessanti e a chi interessa il genere sarebbero da non perdere. C'è la riabilitazione dei soldati in un ospedale con tutti gli attrezzi dell'epoca, o la disinfettazione con il DDT del popolo da parte dei soltati. Tante cose dimenticate ormai e forse mai conosciute davvero. Ma è come aprire un libro di storia e sentire che finalmente ti parla.
E' vero, sono sempre le condizioni al contorno quelle che determinano se un qualcosa ci fa stare bene o male. Personalmente ho riscoperto il Natale grazie a mia moglie ed alla sua famiglia, sua nonna 94enne in particolare: grazie a loro è come se avessi ritrovato una famiglia, anche se ci vediamo poco, data la distanza. Senza questo, il Natale e le feste per me sarebbero solo una occasione di riposo e stacco dal lavoro.
RispondiEliminawww.wolfghost.com
Anche a me piaceva il Natale, ora è tutto profondamente diverso soprattutto non trovo intorno a me, nella famiglia, l'attesa, la sorpresa, il calore. Forse proprio per questo me ne sono andata a zonzo per l'Italia ed ho trovato in me stessa (ed il mio compagno) la sorpresa, il calore e l'attesa natalizia! ^_^
RispondiEliminaChissà se faccio in tempo ad andarci
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