"TUTTA LA LUCE CHE NON VEDIAMO"
Rieccomi a parlare di libri, sono appena uscita da questo libro e faccio fatica a staccarmene.
2 guerra mondiale. Una bambina cieca che ha un
papà speciale, un falegname fabbro che inventa meccanismi per il
museo dove lavora e custodisce una pietra magica (un diamante perfetto) che protegge ma elargisce molte sventure per chi lo possiede. Un collegio dove vengono istruiti i giovani
hitleriani. La crudeltà e la selezione anche dentro il collegio che
causa uno spietato nonnismo con i più deboli. Piano piano senti la
storia che avanza nella sua tragedia finale. La Russia, la ritirata,
la disperazione dei prigionieri, la fame e la paura. E alla fine
Berlino occupata, con le violenze che ne conseguiranno. Le piccole miserie dei soldati, bestie per volontà e per forza, ti segnano ad ogni pagina.
E’ tutto dentro questo libro, argomenti che ho letto in passato su varie trame, ma anche una storia d’amore delicatissima, tra due bambini che sono costretti a crescere malgrado tutto e tutti, è la guerra. Tra le righe, le piccole meschinità di chi denuncia, e il coraggio di chi resiste e lotta.
La storia cominciata in tempo di guerra però termina ai giorni nostri, con un epilogo a sorpresa, diciamo. Ed è proprio alla fine che la protagonista riflette sulle persone anziane che stanno morendo e inevitabilmente non ci sarà più nessuno che ricorderà la guerra.
Io vivo questa cosa sulla mia pelle tutti i giorni. Il mio vicino di casa che ha 85 anni mi racconta della guerra quasi ogni giorno, e poichè non vuole scriverne, se ne dimenticherà il ricordo.
Inevitabile il confronto con l'adolescenza di quei bambini ragazzi con i nostri giorni, e senti la differenza su ogni respiro di quelle pagine che hai appena letto e che ti hanno tirato dentro con tutta l'anima e il cuore.
Io ho perso mio padre due anni fa , aveva 95 anni ed ha vissuto la seconda guerra mondiale. Era stato caricato su un treno e portato in Germania, da dove è riuscito a scappare e a tornare a casa a piedi, attraverso la foresta nera. Non parlava volentieri di quello che gli è successo, forse non voleva rivivere que ricordi, c'era una parente che gli telefonava e si faceva raccontare quello che mio padre aveva vissuto, per scriverlo e tenerne la memoria. Deve essere un libro molto interessante e toccante. Ciao
RispondiEliminaImmagino di si e ogni storia dovrebbe essere raccontata e tenerne memoria in verità
EliminaIo ho un vicino di casa che ha vissuto la guerra. A volte mi racconta qualcosa, ma dice anche che a volte preferirebbe dimenticare, e io lo capisco.
RispondiEliminacapisco, il mio vicino di casa era un bambino quando a Roma c'erano i tedeschi e quindi l'ha vissuto nel quotidiano di una città dove si doveva tirà a campa e dove comunque si aiutavano i partigiani come si poteva...
EliminaLui dice che non interessa a nessuno sapere di quel tempo meno che mai ai ragazzi di oggi