A palazzo Incontro
una bellissima mostra fotografica di Gordon Parks, un narratore unico
dell’America, in grado con il suo apparecchio fotografico di comprendere e
scavare dentro le pieghe della società, rivelare le ingiustizie e i soprusi,
portare alla luce la storia di chi non aveva voce per gridare la propria
storia. Fu tra i fotografi più importanti del ventesimo secolo, dagli anni
Quaranta fino alla sua morte, nel 2006, raccontando al mondo, soprattutto
attraverso le pagine della rivista Life, la difficoltà di esser nero in un mondo di
bianchi, la segregazione, la povertà, i pregiudizi, ma anche i grandi
interpreti del ventesimo secolo, il mondo della moda e perfino le grandi
personalità del mondo in pieno cambiamento, come Malcom X, Muhammed Ali e
Martin Luther King.
In tutta la sua
carriera, Gordon Parks ha cercato di raccontare molte storie, illustrandole con
immagini esemplari. Storie di gruppi di persone che lottano per sopravvivere, piccole
comunità lontane dal mondo, personaggi alla deriva o già sotto i riflettori che
però devono essere compresi meglio di quanto non accada. Vere o verosimili,
nate dai drammi profondi, vissute sulla sua stessa pelle di ex ragazzo nero
condannato a morire prima di nascere o costruite nell’alchimia della pura
finzione, le storie di Gordon Parks sono tutte autenticamente sentite, tutte
raccontate come visioni genuine e nate dalla volontà di incidere sulla realtà,
affermando attraverso il racconto per immagini la propria opinione e la
necessità di gridarla forte al mondo.
Bellissime foto in
bianco e nero che ti emozionano dentro.
Questa mostra mi riporta al recente film che ho visto al cinema sulla storia dei neri d'america, tramite la storia di un cameriere
nero che ha lavorato alla Casa Bianca. The Butler è un film che consiglio caldamente anche perchè è pieno di filmati originali dell'epoca che raccontano tra l'altro la storia delle "pantere nere" e dei "Freedom riders".
I Freedom Riders, che dall’inizio di maggio hanno iniziato una forma di protesta che consiste nel viaggiare a bordo di autobus delle linee Greyhound, insieme bianchi e neri, attraverso diversi stati del Sud degli Stati Uniti, contravvenendo alle leggi di questi stati che richiedevano una netta separazione tra bianchi e neri a bordo degli autobus
L’iniziativa dei Freedom Riders era partita da una sentenza della Corte Suprema che l’anno prima aveva dichiarato illegali i provvedimenti di segregazione razziale, in vigore in diversi stati del Sud, che imponevano la netta separazione tra bianchi e neri nei ristoranti, nelle sale d’attesa delle stazioni degli autobus e sugli stessi autobus nei viaggi tra stati diversi.
Tale sentenza entrava in contrasto con le leggi di Jim Crow, risalenti al 1876, che imponevano la segregazione ed erano tuttora in vigore negli stati del Sud.
Per testare la validità della sentenza della Corte Suprema, i Freedom Riders dal 4 maggio avevano iniziato una serie di viaggi in autobus, attraversando Virginia, le due Caroline, Georgia, Tennesee, Alabama, Mississippi e Louisiana, con promiscuità a bordo di bianchi e neri subendo violenze di vario genere (veicoli bersagliati con pietre e mattoni, taglio di pneumatici, incendio di veicoli).
Il 14 maggio, poco fuori Anniston, in Alabama, l’autobus viene bruciato. Al loro arrivo a Birmingham i Riders vengono accolti da un tumulto di bianchi. In seguito vengono arrestati a Jackson, in Mississippi, e passano dai quaranta ai sessanta giorni nel penitenziario di Parchman.
E' sempre di grande impatto la storia raccontata tramite foto. Soprattutto se fatte da un grande fotografo
RispondiEliminaBellissime foto davvero!
RispondiEliminaCiao, concordo, l'effetto delle foto in bianco e nero è molto più d'impatto, specie in questo caso, naturalmente anche per la bravura del fotografo!!!
RispondiEliminaHo letto le recensioni sul film, mi piacerebbe vederlo...
Baci
molto interessante , il film non pensavo fosse un granchè
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