Leopold Socha
facendosi ‘giusto’ tra i giusti viene ricordato dal regista Agnieszka Holland che con il suo film compie
un atto memoriale che non dimentica che la Storia è in primo luogo quello che
gli uomini hanno fatto.
E’ l’ennesimo
film sul nazismo e gli ebrei ma ieri sera devo ammettere che mi ci è voluto per
mandarlo giù. A tratti è stato troppo insopportabile e ogni volta è una ferita
in cui esce sangue.
Non riesco a
capacitarmi del dolore che mi provoca questo argomento e non faccio che pensare
che forse la mia anima se reincarnata non è proprio stata estranea a tutto
questo. Ogni cosa che riguarda questo argomento mi tocca profondamente e non
riesco a dimenticare una vecchietta ricoverata in un ospedale romano con il
braccio tatuato con il numero dei campi di concentramento. Mi ha salutata con
tanto affetto e mi ha chiesto come stavamo i miei figli. Io non riuscivo a
rispondere e lei mi diceva che purtroppo suo figlio era stato ucciso. Questa esperienza
mi ha scosso molto perché lei era sicura di riconoscere in me qualcuno del suo
passato, che mi sono guardata bene dal negare.
Questa a grandi
linee la trama del film:
Leopold Socha,
ispettore fognario nella Leopoli occupata del ’43, ha una moglie e una bambina
a cui garantire un piatto caldo e un futuro. Scaltro e intraprendente, ruba
nelle case dei ricchi e non ha scrupoli con quelle degli ebrei, costretti nel
ghetto e poi falciati dalla follia omicida dei nazisti. Avvicinato da un
vecchio compagno di cella, l’ufficiale ucraino Bortnik, gli viene promessa una
lauta ricompensa se troverà e denuncerà alla Gestapo gli ebrei sfuggiti ai
rastrellamenti. Nascosti undici di loro in un settore angusto delle fognature,
in cambio di cibo e silenzio, Leopold ricava profitto e benessere. Un benessere
vile come la sua condotta. Ma il tempo della guerra e della sopraffazione,
ammorbidisce il suo cuore e lo mette al servizio del prossimo. Tra aguzzini
famelici, perlustrazioni, fame, buio, bombardamenti e alluvioni, Leopold
riuscirà a salvare uomini, donne e bambini conducendoli fuori dalle tenebre
verso la luce.
Il film di
Agnieszka Holland indaga il comportamento umano in situazioni limite, sprofondando
letteralmente personaggi e spettatori nelle tenebre, la regista polacca produce
un cinema che mentre rievoca la Storia si pone in lotta contro il torpore, descrivendo
le tappe e i passaggi di una presa di coscienza individuale dentro un tempo
segnato da sentimenti di insicurezza e da uno stato di pericolo permanente.
In Darkness, trasposizione del romanzo “Nelle fogne di Lvov” di
Robert Marshall, è dedicato a Marek Edelman, vice comandante della rivolta del
ghetto di Varsavia e leader del Bund, il movimento operaio ebraico che lottava
per l’autonomia culturale.
L’underground
narrato dalla Holland assume un valore universale e la dimensione di una
parabola, per nulla buonista, in cui un uomo si consegna alla propria rinascita
affrontando il rischio della morte. L’autrice restituisce con sensibilità e
nessun sentimentalismo l’ambivalenza della doppia logica alla quale
l’occupazione nazista ha condannato il protagonista, appeso tra una tormentata
ribellione e una speranza di redenzione.
I film che trattano di questo argomento mi lasciano sempre degli strascichi profondi. Emozioni che non riesco a trattenere,ogni volta. Train de vie è bello e profondo al contempo,per esempio. E mi ha fatto piangere. Come tanti,tanti altri. Piango sempre. Eppure,stranamente, non riesco a non vederne, a non legger qualcosa in merito. Bella recensione..devo vedere anche questo film :-)
RispondiEliminaSi. Fa lo stesso effetto anche a me. E' come una droga... devo vedere. Devo capire.
EliminaUn abbraccio cara
Non ho mai visto questo film... Però dalla tua descrizione penso mi piacerebbe
RispondiEliminaci vuole un po' di stomaco ti avviso... anche se ormai le violenze perpetrate agli ebrei nei film sono in continua evoluzione o meglio non adottano più filtri
EliminaSai che a me succede la stessa cosa. Non riesco a staccarmi dalla storia dell'ultima guerra mondiale ed in particolare modo sulla "caccia" agli ebrei e sulla ritirata di Russia degli italiani. Mi dirai che sono due cose opposte, ma è così. La mia professoressa di francese diceva che assomigliavo al suo aguzzino tedesco in campo di concentramento, ma non posso pensare ad una reincarnazione (nella quale credo) visto che sono nato nel 1942. Ottimo post ed un caloroso amichevole abbraccio.
RispondiEliminagrazie Elio, un abbraccio
EliminaIo non ho visto nemmeno Schindler list...
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