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mercoledì 25 luglio 2012

Letture vacanziere

Come avevo promesso, racconto e presento i libri che ho letto in vacanza. 

Blu - Storia di un colore
Un saggio, tanto per cambiare. Un libro che con argume descrive la storia sociale del colore negli ultimi diecimila anni, dal neolitico ad oggi. E' la storia di tutti i colori ma è imperniata sul blu, il colore oggi preferito in Occidente, ma con un ruolo sociale molto debole nell'antichità. Per gli antichi romani era il colore dei barbari e aveva connotazioni negative, tanto da preferire loro stessi il bianco e il rosso. Le cose hanno iniziato a cambiare nel Medio Evo, soprattutto nella religione e successivamente col romanticismo, facendo in modo che oggi  il blu sia il colore preferito in Europa e in tutto l'Occidente. Interessante è la effettiva riflessione sulla connessione sociale dei colori a cui venivano indicati regole e obblighi a seconda della categoria di appartenenza, per esempio gli ebrei dovevano vestire di giallo o di nero con qualcosa di giallo e le prostitute di rosso. La storia del blu è la storia dei tintori e dei pigmenti nel medioevo e conseguentemente nel rinascimento, dove apprendo che la scala dei colori di base era 3, con il divieto assoluto di mischiare le tinte, per diventare poi 6 e usare finalmente il blu e il giallo per fare il verde, cosa impensabile nel medioevo. Addirittura c’erano leggi che vietavano al tintore di una colore di poter tingere in un altro. Entrare nella storia dei colori significa toccare l’arte e la pittura e insomma insieme alla storia dei popoli diverranno anche l’incarnazione di idee politiche oltre che nel gusto dell’abbigliamento. Per esempio in Francia il blu diventa anche e quindi un colore politico in cui si identificano i difensori della Repubblica, i liberali e i moderati. Al blu si opponeva politicamente il bianco che era invece il colore della monarchia.
Il blu è soprattutto e anche la storia dei jeans, che tra l’altro voglio raccontare perché non è scevra di un certo mistero, visto che il grande incendio di San Francisco nel 1906, a seguito del terremoto, distrusse gli archivi della Levi Strauss. Ma chi era costui? Il giovane Levi Strass, piccolo venditore ambulante di New York di tela da tenda e da carri, grazie all’incontro con un pioniere che gli spiega la necessità in California di pantaloni più robusti e funzionali più che tele da tende ed è allora che lui pensa di usare proprio quella tela resistente per tagliare dei pantaloni da lavoro. Il successo è immediato; sono nati i Jeans che non sono ancora blu e invece tendono ad un bianco cassè o bruno scuro. Questa tela molto dura da lavorare verrà da lui stesso sostituita con il denim, tela di sargia tinta con l’indaco e proveniente dall’Europa. Fu allora che nacquero i blue jeans. E altra piccola curiosità, essendo questo cotone troppo pensate per assorbire totalmente il colore, rendeva il colore non stabile e proprio questa imperfezione ne decretò la particolarità.
La percezione del colore è diversa da continente a continente, oriente e occidente e quindi tanto per saperlo, lo dobbiamo solo al Giappone se noi oggi abbiamo i colori in stampa brillanti, perché per loro la suddivisione dei colori è sempre stata tra opaco o brillante.
Per esempio per gli africani è fondamentale sapere se i colori sono secchi o umidi, tenero o duro, liscio o rugoso, sordo o sonoro, allegro o triste. Il colore quindi visto con altri parametri sensoriali, che per noi sono incomprensibili, anche se anche per noi occidentali ma solo in un secondo momento, i colori sono anche caldi o freddi. Quindi il blu come pace e armonia, equilibrio e compostezza. Personalmente lo adoro, anzi è tra i miei colori preferiti oltre il bianco e il crema. Direi però che sia un colore tiepido più che freddo. Voi che dite?... 


Il secondo libro   
Mare al mattino – Mazzantini

Ormai bombardati quasi giornalmente da immagini di immigrati che arrivano sui barconi, mi rendo conto di come “la notizia sia senza anima”. Non lo capisco e non lo sento, tutto il dolore di quel viaggio della speranza. Dico mi dispiace, ma che vuol dire? Non so nemmeno di cosa stò parlando e certo non è questo libro a darmi il plauso per poterne parlare con cognizione di causa. Però sono felice di aver trovato quasi per caso questo libro della Mazzantini “mare al mattino”. E’ stato come entrare in un universo sconosciuto, parallelo e lontano. E’ il racconto di una famiglia, la loro vita nella normalità e poi la fuga dalla guerra in Libia. Una madre e suo figlio, il deserto e la traversata in mare. La speranza e l’agonia, la morte. Una morte diversa da quella del telegiornale raccontata in due parole e 2 minuti di immagini, perché in ogni racconto ci si mette l’anima e una storia diventa anche la nostra storia. Improvvisamente non più estranei e lontani, ma fratelli e vicini. Le sensazioni che questo libro ti strappa, ti lasciano dentro un segno. Parallela a questa la storia di una famiglia italiana emigrata al contrario, i famosi tripolini. Il racconto dei nonni parla di case e negozi che vengono devastati, i beni confiscati e chi esce in cerca di cibo viene trucidato. Tutto viene confiscato, la partenza degli italiani, con una valigia e 20 sterline a testa. Circa duemila ritornano a Roma. Non è un reportage o un documento di cronaca, è sensazioni allo stato puro, colori e profumi che strangolano la memoria dei ricordi in una nostalgia antica e profonda. E’ il racconto di una mamma che dall’Italia guarda con nostalgia la costa africana e racconta al figlio di come sia stata costretta a fuggire con la cacciata degli stranieri ad opera del regime di Gheddafi, e di come si sia sentita straniera in Italia.
Un piccolo libro che ti entra dentro con la forza struggente delle parole e del mare, amico e nemico, vita e morte. Da leggere…

2 commenti:

  1. Vero, pero' tengo a sottolineare che i jeans sono nati a Genova, come puoi leggere anche su wikipedia ("Il termine inglese blue-jeans infatti si pensa derivi direttamente dalla frase bleu de Gênes ovvero blu di Genova in lingua francese.") :-)
    A riguardo della prima parte del tuo post, trovo particolarmente interessante scoprire come anche i colori vengano apprezzati non tanto a seconda di un presunto cromatismo che magari la nostra mente e i nostri occhi apprezzano, ma - di nuovo, come quasi per tutto succede - per condizionamento culturale. Anche la concezione di bellezza femminile, ad esempio, è cambiata nei secoli: nel medioevo, epoca di carestie, a piacere di più erano le donne grasse, simbolo di benessere :-)

    www.wolfghost.com

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