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venerdì 16 novembre 2012

Italo Calvino... un viaggio...


LE CITTA’ INVISIBILI

Leggere un libro con le sottolineature di chi lo ha letto prima di te, studiato e commentato, è una vera goduria. Nella fattispecie la persona che mi ha prestato il suo libro adora Italo Calvino. E quindi mi ha fatto un certo effetto, molto positivo e vivo, sentirne le sensazioni, prima ancora delle mie, quasi guidando le mie. E’ come fare una visita guidata con tanto di spiegazioni.

Inizialmente pensavo che il libro fosse una vera palla, una specie di ripetizione delle storie di mille e una notte, perché in fondo non hanno logica o sostanza le storie che si alternano sul libro. L’unico senso è dato dal carteggio e dai dialoghi tra Marco Polo e il Gran Kan.  
I racconti delle città sono di memoria, inganno, desiderio, scambio o possibili. Fantascienza. Città mai esistite o che invece descrivono tutto quello che si vuole ricordare di una città. I racconti sono sensazioni e si viaggia dentro le cose più che le parole. I racconti senza alcun tipo di ordine raccontano le allegorie, morte, identità, desiderio, esistenza, trascendenza... 
Calvino è interessato alle città come grande metafora della creazione e dell’interpretazione umana e le città, con il loro sistema architettonico sociale intrecciato a quello ideologico, sono quello che gli uomini fanno a se stessi.
Kan:..“tutto è inutile se l’ultimo approdo non può che essere la città infernale”…
Marco Polo: “L’Inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Ci sono solo due modi per non soffrirne. Accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più oppure cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio…”

13 commenti:

  1. Ho letto "Le citta invisibili" qualche tempo fa. L'ho trovato interessante, in alcuni passaggi anche poetico. Mi aveva affascinato la visione fantastica dei vari racconti. Per chi ha già letto altri romanzi di Calvino troverà che non si discosta molto dalla rappresentazione un po' surreale delle altre storie. Ciao Stefania

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  2. libro meraviglioso, da leggere a poco a poco, una città per sera.
    simbolismi e icone ed esoterismo...
    per me si accompagno persino ad acquerelli di pedro cano ispirati dalle città del libro, visti dento un castello magico, quello di castel del monte ad andria. meravigliosa coincidenza.
    calvino è diverso in tutti gli altri suoi libri, qui stupendamente onirico. un libro da tenere in biblioteca per sempre..

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  3. Che dire mi hai convinto, non ho ancora letto questo libro di Calvino, è arrivato il momento

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  4. Libro stupendo, ma io sono una fans di Calvino, lo adoro a prescindere per cui non faccio testo. Però a me non piace per niente leggere un libro con le sottolineature di altri, mi confonde..
    Buona giornata Elisa

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  5. Sto dalla parte di Maude, i libri non si sottolineano MAI! Io non ho mai sottolineato neppure quelli di scuola (gli appunti si possono benissimo prendere su fogli bianchi, e poi magari intercalarli tra le pagine); non leggerei volentieri un libro sottolineato da altri, sarà che pure le visite guidate mi piacciono poco...
    A parte ciò sono felicissimo che tu abbia pubblicato un post sul mio adorato Calvino: Le città invisibili non lo considero tra i suoi capolavori, un non romanzo un po' paraculo, ammiccante e pieno di furbesche strizzatine d'occhio al lettore, più di mestiere che non autenticamente ispirato...
    Ma in ogni caso Calvino riesce sempre ad essere affascinante, e la suggestione di questi suoi paesaggi immaginari, sospesi tra l'allegoria e il surrealismo, è spesso irresistibile.
    Non ricordo chi lo abbia definito un catalogo dei sogni ma mi sembra la definizione più azzeccata che la critica potesse inventarsi.
    Bacioni, tuo
    Cosimo

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  6. purtroppo non lo conosco, ma rimedierò presto. Mi piace lo sguardo bonario di Calvino sul mondo.

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  7. L'estratto che proponi è illuminante, un pensiero molto, molto moderno! Calvino è stato un grande :-)
    Però sul libro già sottolineato... non so... personalmente credo che perderei di obiettività, finendo per porre più attenzione a ciò che è sottolineato che a quello che non lo è. E poiché in un libro ciò che è importante non è tanto l'oggettività di un pensiero ma quanto esso colpisce o incontra il caso specifico del lettore (infatti spesso rileggendo uno stesso libro colpiscono punti diversi), credo che ciò non sia cosa buona.
    Ovviamente a meno che non si tratti di un libro "tecnico" dal quale si cerca di estrapolare gli insegnamenti chiave. Ma difficilmente questo è il caso di un romanzo.

    www.wolfghost.com

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  8. Amo sottolineare i libri e viverli. I libri sono idee, pensieri, carne e sangue. Vanno vissuti, non venerati. Mi oppongo alla mia carisssima Maude e al caro Cosimo, che stimo, ma i libri sottolineati hanno un fascino tutto loro: vita che circola, idee che si diffondono.
    Su Le città invisibiliicordo che mi piacque senza mandarmi in estasi. Ma fu molti anni fa.
    Un bacio

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    1. effettivamente non è che mi abbia mandato in estasi, anzi era un po' troppo strano per i miei gusti... ma è quello che ho provato per via delle parole che erano sottolineate ad aiutarmi molto...

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  9. ho letto attentamente tutti i commenti e voglio dire anche la mia, visto che non è stato detto da nessuno... io ho un attaccamento morboso ai miei libri ed amo sottolineare quelli che possiedo, addirittura prendo appunti, invece, quando mi vengono prestati perché non oso lasciare le mie tracce. Penso sia come profanare un luogo sacro. Un libro è un mondo che si apre e in quel momento si crea un rapporto diretto ed intimo. Penso che prestare un mio libro sottolineato a un estraneo sia un po' come mostrare una parte di me. Quindi come qualcun altro tra i commenti, penso che possa distrarre e condizionare.

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  10. ...dimenticavo! Il libro di Calvino non l'ho ancora letto, mi affascina molto e penso proprio che mi piacerebbe! Ti farò sapere se ci riuscirò...

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