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lunedì 30 ottobre 2023

La strabiliante storia dei donuts americani, nati nelle trincee per alzare il morale delle truppe

 Premetto che non mi piacciono, niente a che vedere con le nostre ciambelle allo zucchero, ma ho trovato la storia molto interessante e la riporto.

Un fritto da trincea

Una storia affascinante, raccontata da Gastropod, il podcast del sito gastronomico Eater, che ci riporta alle due guerre mondiali del Novecento. In particolare alla Prima, nel corso della quale molte donne del Salvation Army vennero mandate al fronte in Francia per aiutare i militari a stelle e strisce. I loro compiti erano confortare i feriti, guidare i sani nella preghiera, tenere alto il morale della truppa. Impresa non facile viste le condizioni disperate della prima linea francese: bombardamenti, puzza di morte e sporcizia, trincee infinite che le costanti piogge trasformavano in paludi. Ci sono state depressioni assai meno giustificate. Le donne dell’Esercito della Salvezza decisero che la cucina poteva essere un modo facile per far tornare il sorriso sui volti di quei giovani smagriti e infelici.

L’elmetto come padella

Cucinare, ok. Ma cosa? Gli ingredienti erano scarse e le attrezzature a dir poco spartane. Le torte richiedevano forni efficienti che al fronte naturalmente scarseggiavano. Così la volontaria Helen Purviance ebbe un’idea: quella di utilizzare un elmetto da soldato come padella improvvisata nella quale friggere nello strutto bollente un semplice impasto di farina, zucchero, sale, uova, latte e lievito, ingredienti comunque reperibili. La ciambella fu scelta come format per la sua semplicità. Quella foggia poteva essere facilmente ottenuta stendendo l’impasto con una bottiglia di succo d’uva, tagliandolo con un barattolo di lievito e procurando il buco con un imbuto usato come formina. Poi una spolverata di zucchero a velo e tàac.


Un dolce che parlava di casa

I soldati americani si innamorarono rapidamente di quel dolce che molti non avevano mai mangiato. La ciambella fritta era stata fino ad allora un dolce diffuso soltanto a New York, nel New England e in sporadici posti del Midwest, dove era stata portata da immigrati greci, marocchini, indiani. Le ciambelle Sallies, come presero a essere chiamate dal soprannome dato dai soldati alle angeliche assistenti, divennero il comfort food per eccellenza, un modo per masticare il senso di famiglia. “ogni ragazzotto sentiva che sua madre era da qualche parte appena dietro le linee – disse il colonnello dell’Esercito della Salvezza William Barker al Boston Daily Globe – nella nebbia e nell’umidità della notte, a friggere ciambella per lui”.

Il comando militare americano capì che la fornitura degli ingredienti necessari alla preparazione dei doughnut era un asset fondamentale per la riuscita bellica. E un corrispondente del New York Times arrivò a scrivere che “quando le memorie di questa guerra verranno scritte, anche le ciambelle e le torte di mele dell’Esercito della Salvezza avranno il loro posto nella storia”. Anche alcune canzoni popolari dell’epoca, come “My Donut Girl”, raccontarono questa forma di supporto zuccheroso che in fondo aiutò gli americani – e i suoi alleati europei – a vincere la guerra.

Quando i soldati americani tornarono in Patria recarono il ricordo di quelle delizie fritte e le aziende presero a commercializzare miscele per realizzare in casa le ciambelle del fronte. Anche se il vero boom dei donuts ci fu dopo la Seconda Guerra Mondiale, in cui lo schema si ripeté, con il vantaggio di poterne produrre di più e più velocemente grazie a uno strumento che nel frattempo era stato inventato per “industrializzare” le ciambelle dell’amore.


La storia è anche questo. Piccole cose che sembrano niente e invece sono tutto.
Peccato che nei libri di storia ci sono solo date, nomi e numeri.

NOn si finisce mai di sapere...

venerdì 13 ottobre 2023

La libreria dei gatti neri

 

«Un pensionato malinconico, un frate fin troppo vivace, un’ottantenne fissata con i serial
killer, una ragazzina che si veste dark e sogna di uccidere qualcuno e un libraio sull’orlo del fallimento. È davvero questa la combriccola di investigatori a cui vuoi affidare la tua indagine?»

Grande appassionato di gialli, Marzio Montecristo ha aperto da qualche anno nel centro di Cagliari una piccola libreria specializzata in romanzi polizieschi. Il nome della libreria, “Les Chats Noirs”, è un omaggio ai due gatti neri che un giorno si sono presentati in negozio e non se ne sono più andati.

I poliziotti brancolano nel buio. Omicidi efferati che sembrano non avere nessun collegamento tra di loro...

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In effetti i gatti neri nella trama c’entrano poco. Ma è un giallo-triller molto bello ed è la prima volta che entro in simpatia con l’assassino, in fondo è una vittima.

E qui scatta lo stato psicologico che ti trascina dentro e che ti fa pensare e riflettere.

La linea che divide vittime e assassini a volte è molto sottile ed è difficile capire davvero chi ha ucciso chi… Bellissimo libro.

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Non sono proprio una lettrice di gialli ma questo libro è stato davvero una rivelazione.