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lunedì 27 febbraio 2012

Cherasco - Il paese delle lumache

Non lo sapevo, ma in provincia di Torino, nelle campagne tra i paesini e le cantine c'è un paese delizioso, famoso per i baci (cioccolatini con cioccolato fondente) e le lumache. 
E' stato così che ci siamo fatti tentare dalla cucina del posto e abbiamo assaggiato dei piatti locali, come le lumache in salsa verde (ma la casetta non c'era!!) sigh!! - fettuccine al ragù di salsiccia di Bra - o delle fantastiche pere cotte al barolo con cannella. Niente di che, ero curiosa di assaggiare le lumache in altro modo, a casa mia si fanno sono con il sugo piccantissimo!! he he (però le mie hanno la casetta!!)...
Comunque per quello che ho potuto vedere la cucina piemontese è pesantissima e sono tornata con sollievo alle nostre ricette più mediterranee. 
Scusate se vi racconto le cose a rate, ma ultimamente ho da fare un sacco di cose e non ho più il tempo di scrivere o passare a trovare tutti... e chiedo venia per questo!! 
Spero che questo periodo passi altrimenti mi perdo un sacco di commenti fantastici. Il fatto è che quando arrivo a sera ho sonno e, certe volte non accendo ne il pc, ne la televisione. Mi metto a letto e leggo quelle poche pagine che mi aiutano ad addormentarmi...
Stò terminando quel libro fantastico sulla società letteraria di Guerseney e come un percorso che ho iniziato e mai finito, mi tornano fra le mani piccoli pezzetti di puzzle a forma di libri che mi aiutano a capire meglio la seconda guerra mondiale e quello che hanno fatto i tedeschi. Per esempio io non mi ricordavo che il governo britannico (è più probabile che non lo sapessi proprio...) prima che i tedeschi occupassero le isole, avesse mandato le navi per prendere tutti i bambini residenti nelle isole e li avesse poi dati in affidamento a famiglie per tutta l'Inghilterra. Deve essere stato straziante per le madri delle isole non sapere nulla dei propri figli per cinque lunghi anni!! Non posso nemmeno lontanamente immaginarlo. Oltre la fame e la paura e l'ansia del domani ... 


Scusate di nuovo sono andata fuori tema, stavo parlando di Cherasco.
Come tutti i paesi di quei posti hanno dei bellissimi porticati dove poter passeggiare. In questo paese ci sono anche dei negozi antichi, in legno che ti portano indietro nel tempo e sono bellissimi da guardare. La cioccolateria dove siamo entrati noi è lì dal 1880. Stessa famiglia e stessi interni. Da scioglierti... cioccolata a parte.  
Eppoi è arrivata la neve e tutto sembrava magico... anche se poi dopo una settimana è arrivata anche da noi a Roma. Però è stata una bella gita, e la nostra amica è stata assolutamente deliziosa. Ci ha viziate tantissimo e anche coccolate. La sua casetta carinissima è stata una calda coperta avvolgente.
Si vede che adora l'antiquariato francesce e anche le cose che ci ha messo dentro, facevano stare bene, davano una sensazione di casa e di serenità. 
Credo che non potrò ringraziarla mai abbastanza. Anche la sua famiglia è stata deliziosa, forse saranno le origini siciliane. Sua mamma ci ha deliziato cucinando per noi una cena favolosa, dove ho assaggiato la polenta bianca con capriolo cotto al vino rosso con verdure. Buono. Però... però... 
Casa dolce casa.
Anche la polenta  da noi si fà al sugo con la spuntatura di carne, le salsicce e i broccoletti ripassati. Preferisco la mia versione, ma solo per una abitudine culinaria, credo. I sapori di casa, sono i sapori di casa.
Se decidete di venire da queste parti, portatevi tanti tanti soldini. Ci sono delle cose di antiquariato assolutamente favolose!! 

giovedì 23 febbraio 2012

L'ombra del sospetto

...ieri sera un film bellissimo e che avevo perso, con grandi attori, tra cui un Banderas inizialmente sexy e alla fine ridimensionato dal personaggio. Un film quasi al contrario. Solo alla fine capisci la trama vera della storia. Geniale. Un marito tradito dalla moglie. 
Una moglie amatissima. Lui che non si capacita di aver posto la fiducia in un amore, in una donna che non era in verità come lui pensava. Quando si subisce un tradimento sono sempre tante le domande e oltre al fatto di sentirsi feriti, c'è sempre il dolore nel constatare tramite le bugie dette e le cose nascoste, di non conoscere veramente la persona amata e con cui magari si è vissuto per molti anni. Da quì una ricerca ossessiva alla ricerca dell'amante, l'uomo che aveva avuto sua moglie. Antonio Banderas appunto. Un affascinante voyer che vive a Milano.
Complice un incontro non casuale, davanti ad una scacchiera, i due cominciano a parlarsi e fare amicizia. 
L'amante racconta ingenuamente e all'oscuro di chi sia quell'uomo, il suo amore per quella donna conosciuta 12 anni prima, una donna sposata incontrata a Cambrige. 
Nel frattempo il marito riesce a trovare delle foto di loro in una cartella criptata nel pc della moglie e osserva allibito foto di nudo di entrambi, a letto o a spasso o in barca sul lago di Como. E' un intreccio e una serie di flash sul passato che terminano con un finale inaspettato. Bellissimo.
Ma ancor di più alla fine è l'amicizia di questi due uomini che riescono a raccontarsi l'amore per la stessa donna, creando un quadro completo della sua esistenza e una comprensione dell'animo umano che và al di là di qualsiasi gelosia.

martedì 21 febbraio 2012

Per caso... un racconto fantastico e una felice parentesi.

Questo libro è l'ultimo della serie inviatami per la giuria letteraria 2012. Lo voglio raccontare perchè mi ha positivamente colpito e per niente annoiato, anche se molto particolare. Le vicende di questo libro sono talmente lontane da noi da essere difficilmente metabolizzate, ma la ragazza è brava a raccontare e piano piano ti porta dentro la storia della sua famiglia e del suo popolo (ex Jugoslavia). L’amante della tigre è la superstizione di un intero villaggio che non ha mai visto una tigre e pensa sia la reincarnazione del diavolo. In tutto questo c’è il ricordo struggente di un nonno scomparso e rimpianto e il racconto dei suoi insegnamenti. Sono talmente poche le cose su cui si basa questo libro da sembrare piccoli tesori e così un piccolo libro, una favola, come può esserlo “il libro della giungla-Mowgly” diventa addirittura il filo cardine del racconto e il piccolo tesoro da custodire quando non si ha niente e per questo fa apprezzare quasi con venerazione la porta magica che ti spalanca sul mondo. C’è però qualcosa in questa storia che si mescola con le leggende fantastiche e alla fine si discosta dal semplice racconto per diventare appunto racconto fantastico, al pari di un Ruiz Zafon o di un Italo Calvino, senza averne lo spessore, ma sicuramente la freschezza. Certo "l’uomo senza morte" non è proprio "Il cavaliere inesistente", ma alla fine diciamo che le leggende sono raccontate come realtà e la realtà diventerà leggenda. Lo sfondo di una guerra passata che ha lasciato macerie soprattutto nei cuori e negli animi di un popolo molto ferito, trasuda da tutte le pagine del libro e commuove fino all’ultima pagina. 

In barella...

Tutto il clamore degli ultimi giorni sulle attese in barella ai pronto soccorso ospedalieri di Roma e non posso fare a meno di vedere lo guardo di mia madre, negli ultimi ricoveri, quando rassegnata diceva di non fare casino e stare calmi tanto non cambiava niente e tutti gli ospedali erano così. Addirittura aveva paura di ritorsioni, che la trattassero male se facevamo troppo i rompicoglioni e così stava zitta e rassegnata in attesa di... un miracolo. Ha fatto anche 3 notti in barella prima di essere ricoverata e questo già due anni fa. E così mi sono accorta, vedendo i servizi in tv, che ormai ci eravamo così abituati da ritenerlo normale. Così normale che pensavo di sapesse e si tollerasse. Poi qualcuno si indigna un po' di più e manda "Striscia la notizia"...e allora le cose si muovono. Dormire su una barella è una cosa massacrante quando si stà male e non avere un attimo di privacy e soprattutto nessuno vicino. Perchè noi non eravamo autorizzati e non potevamo stare. E si lasciano le persone da sole in un momento psicologico in cui sono più fragili e magari pensano di morire. Tutto questo non è civile e non è umano. Mia mamma l'hanno ammazzata loro. Nessun ospedale della capitale aveva capito nei ricoveri di mesi che il suo problema non era lo stomaco (anche se l'hanno massacrata di analisi e gastroscopie) ma il sangue. Stenosi delle vene. Ci sono arrivati ormai tardi e al Gemelli. Quando ormai gli erano collassati tutti gli organi. L'ultimo giorno, quando poi la notte è morta, il primario mi ha cacciato via dalla stanza al mattino perchè loro dovevano fare il giro delle visite e mentre mia madre vomitava nero e volevo starle vicino, mi hanno trattata come una delinquente. Sono andata via piena di rabbia e di anche di vergogna per essere stata trattata così e non avermi permesso di rimanere. Mia madre stava morendo e non lo sapevo. Mia madre stava morendo e loro hanno guardato l'orario di visita. Nel pomeriggio mia sorella e mio padre gli sono stati vicini ma io ho lavorato e sarei andata il giorno dopo. Volevo passare la sera dopo l'ufficio, per un attimo l'ho pensato e volevo farlo. Invece non l'ho fatto. E lei la notte è morta... La dignità della morte è anche avere vicino i tuoi cari e magari mandarti a casa. Ma la cosa più terribile è il non trattamento del dolore. La morfina ormai non gli faceva più effetto e lei chiedeva aiuto e pietà. I medici hanno detto che era matta, perchè urlava disperata e voleva morire, ma di più chiedeva di essere ascoltata e aiutata e non stava zitta e rassegnata come le altre. Alla fine hanno chiamato la psicologa che l'ha sedata e tramutata in uno zombie. Dietro quello sguardo vuoto non c'era più mia madre. E' pure caduta dal letto nel sonno. Non abbiamo denunciato nessuno, ma alla fine era solo da andare lì con un fucile. Ricordo ancora le infermiere scocciate che entravano quando chiamava. E' così strano provare dolore con la morfina in corpo?!! Spero che un giorno capiti anche a loro!!

giovedì 16 febbraio 2012

Serata biblioteca

Ogni mercoledì e venerdì la mia biblioteca di zona manda in visione dei film nell'area mediateca. Ieri sera non volevo proprio andarci, ma il film mi attirava come il miele. E non potrebbe essere stato diversamente, visto il titolo "Il club di Jane Austen", un film del 2007. Mi dico spesso che in tv girano sempre gli stessi film anche più volte e invece chissà quanti ne perdiamo. Ho convinto un'amica che era quasi con il pigiama a casa e malgrado il freddo siamo andate in biblioteca. Meno male, perchè il film era assolutamente delizioso.
Cinque amiche con storie di vita e d'amore diverse si ritrovano per caso a fondare un club di discussione sulle opere di Jane Austen, aprendo dei dibattiti. Un libro al mese ospitando a turno a casa di ognuno. Essendo sei i capolavori, ci aggiunge al gruppo e per caso, un ragazzo che non ha mai letto il genere della Austen e legge solo romanzi di fantascienza. Diciamo che la visione maschile ed esterna al romanticismo femminile delle donne coinvolge, rende le riunioni più interessanti, mentre non per caso e per fortuna, le trame dei libri si mescolano alle vite reali creando ovvi paragoni e spunti di discussione. 


Ed è così che leggendo "Emma", "Orgoglio e pregiudizio", "Persuasione", "Ragione e sentimento", "Mansfield Park" e "L'abbazia di Northanger" i membri del club si trovano a far scorrere trame vere e letterarie, rendendo davvero piacevole la visione di questo film.


mercoledì 15 febbraio 2012

Opera da tre soldi

Mi ero preparata, lo giuro. Ho letto la trama e le recensioni per cercare di capirci qualcosa... ma non ho resistito. Mi sono quasi addormentata e appena è finito il primo atto (dopo un'ora) sono praticamente scappata a casa. Pigiamino e minestrina calda, gatta e "the good wife" con qualche nauseata zippata sul festival di Sanremo!!


Insomma ho capito che si parla di mendicanti e di povertà, ma per controsenso in platea c'erano solo vecchi e donne con la pelliccia imballati di soldi, compreso Letta e signora. 
Solo gli anziani possono adesso permettersi una serata a teatro? I giovani si contavano sulle dita e forse saranno pure quelli che se sono andati per primi. Comunque era tutto così lento, noioso da farti quasi urlare. E le parole delle canzoni, inconcludenti e senza significato, addirittura con il ritornello, come un disco. Mi stavo veramente incazzando, quelle parole messe lì nel testo e nella trama da non farti capire niente. Eppoi tutto quel nero, grigio che quasi sembrava di stare in america negli anni '50. Dopo una giornata di lavoro non c'è la posso fare. Se non fosse stato per la presenza di Ranieri che almeno mi sono tolta la soddisfazione di vedere da vicino e dal vivo, forse il teatro non sarebbe stato così pieno. Certo lui è Mackie Messer,  fascinoso delinquente protagonista della commedia di Bertolt Brecht, e un grande mattatore. Insomma un mostro di bravura. Però non è bastato.
Ho letto che Brecht aveva ambientato la vicenda - ispirata a un lavoro dell’inglese John Gay (L’opera del mendicante) - nei bassifondi della Londra vittoriana. Quì invece siamo in una Napoli nello sfacelo del secondo dopoguerra e tutto quel grigio, nero e bianco era veramente deprimente. Parlare di mendicanti con un braccio o finti invalidi non è più una novità, è attualissimo. Oggi abbiamo anche le zingare che fuori dai supermercati chiedono solo soldi per medicine e bombola del gas finita. La tv insomma ci ha permesso di entrare in mille mondi e mille sfaccettature, e ormai questo Brecth è davvero troppo piccolo, troppo misero per la grandezza di informazioni che abbiamo dal web. Non può più essere innovativo e anche solo una puntata con Saviano insegna di più in 5 minuti sulla delinguenza e i suoi meccanismi. 
Forse il cinema ci ha smaliziato troppo, ma quest'opera davvero è inutile. Un vecchio cimelio. Un'opera da due soldi direi.
Sorry

martedì 14 febbraio 2012

Un segno

Anche questo è un segno del cambiamento dei tempi. Quando moriva un attore, un vip, di solito si metteva nella rete tv tutta una serie di suoi film o opere, al fine celebrativo e diciamo, segno di rispetto, per la persona mediatica che è stata. Mi è sembrato invece che per Whitney Houston non sia stato fatto.
La sua voce bellissima è nei nostri cuori. "Guardia del corpo" è stato un bel film che adesso diventerà un cult. Povera figlia... che tristezza!!
in suo ricordo

14 febbraio

Per esperienza posso dire che i rapporti a tre non hanno vita lunga... lei, lui e il suo smisurato egoismo, sono relazioni che si consumano nella cenere del non amore. 
Ma oggi è la giornata degli innamorati e quindi io celebro tutto l'amore che ho dato e che ho dentro e soprattutto l'idea dell'innamoramento dell'amore.
Forse sembra un po' triste ma in realtà non lo è. Perchè mi amo di più e ho scoperto il rispetto per me stessa che ho calpestato per fare sempre la buona e l'innamorata (cogliona). 


In realtà il mio elogio non è per la vita a due, e quindi la mia festa sarà domani e non oggi. Stasera però andrò a Teatro (con il mio cral) a vedere "l'opera da tre soldi" con Massimo Ranieri e Lina Sastri. Domani vi dirò...

lunedì 13 febbraio 2012

Ternitti

I miei libri non arrivano mai per caso. Ho appena terminato "Ternitti" che mi ha praticamente immerso nella tragedia degli immigrati pugliesi partiti per la Svizzera con le famiglie e tornati senza speranza, consumati dalla tosse e dalle polveri che piano piano li hanno uccisi. Asbetosi leggo e dopo cancro. Ma anche tante umiliazioni subite e di cui non vi è riscatto. Brutale e dura emigrazione, quando tra dialetti italiani non ci si capiva e ci si aggregava a seconda della regione di appartenenza; "abruzzesi", "calabresi", "pugliesi"...ecc... Uni contro gli altri in una fame che ti rende animali e solidali a volte. Mogli, sorelle, figli che rimangono marchiati a vita da quell'esperienza senza ritorno e dalla morte che riportano indietro insieme alla valigia con lo spago.
Nel libro c'è una storia d'amore che tenta di smorzare tutta la drammaticità di quei lavoratori che hanno respirato veleno e morte e che sono tornati fantasmi di se stessi, spettri di una speranza che si è spezzata con la consapevolezza che "qualcosa non quadrava". In questo libro c'è tanto dialetto e forse sarebbe adatto per una lettura locale ma il dramma è ormai sulla bocca di tutti, soprattutto oggi; finalmente il Tribunale di Torino si è pronunziato sulla sospirata sentenza: 16 anni di carcere ciascuno al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni. La Multinazionale Eternit... un sogno, un incubo.

giovedì 9 febbraio 2012

direi...

...che domani sono in ferie - non voglio rimanere bloccata - visto che venerdì scorso ci ho messo 6 ore per tornare a casa! Un incubo che non voglio ripetere!!!

Ho visto donne con tacco 12 a spasso con la neve. Sono io oppure erano un tantino esagerate!!!

martedì 7 febbraio 2012

Una gita a Torino...

Mai avrei pensato di andare un giorno così lontano!!! Torino.
Ma una serie di coincidenze, mi hanno fatto arrivare lì. Una mostra di abiti d'epoca alla Reggia di Venaria che terminava il 29 gennaio e la conoscenza, finalmente, di un'amica di blog (addirittura di Virgilio libri) che gentilmente ci ha ospitate a Torino, insieme alla mia amica. Oltre al fatto che è stata gentile e accogliente fuori misura tanto da avere la sensazione di stare a casa mia, ho avuto la gradita sorpresa di conoscere una città che è bellissima. Chissà perchè la pensavo grigia e spenta e invece ha dei palazzi bellissimi e tanto da vedere.
Visto il poco tempo a disposizione ci siamo concentrati su tre cose, di cui adesso ne racconto uno. La visita alla Palazzina di caccia di Stupinigi. Questo è stato il mio primo incontro con una residenza Sabauda e tale è stata la mia meraviglia di cotanta bellezza da lasciarmi piacevolmente impressionata e laconicamente dispiaciuta che non abbia il giusto tributo o merito. Potremmo tranquillamente chiamarla la nostra “piccola Versailles” senza nulla togliere alla residenza di Parigi che tra l’altro è simile alla nostra Reggia di Caserta. Senza considerare tutto quello che i francesi si sono portati via (direi di chiamare le cose con il proprio nome, rubato) della Reggia di Venaria ora riportata alla giusta gloria ma totalmente spoglia dei suoi arredi e arazzi.
Meravigliosa Stupinigi (Palazzina di caccia sabauda), grazie a diversi fattori, che non mi aspettavo. Devo ammettere che l’ora tarda (ultima visita guidata) e il tempo (quasi neve) e il periodo fuori stagione ci ha praticamente permesso di fare quasi una visita privata. Un lungo e maestoso viale fiancheggiato da cascine e scuderie, introduce alla maestosa Stupinigi. Sulla cupola centrale è inevitabile notare la statua del "Cervo" (di Francesco Ladatte (1766), oggi sostituita da una copia). Intorno un parco di oltre 150.000 mq. Che purtroppo di questo periodo non è visitabile. La guida ci dice che già in età medievale era presente nel luogo un piccolo castello. La proprietà variò nei secoli per ritornare, nel 1564, ai Savoia che la gestirono tramite l'Ordine Mauriziano, il cui Gran Maestro era il duca stesso. Fu soprattutto per volere di Vittorio Amedeo II se la Palazzina di Stupinigi divenne uno dei gioielli tra le Residenze del tempo. Come dicevo la visita guidata parte dalla Scuderia Juvarriana, con il Cervo del Ladatte, simbolo stesso della Palazzina, e alle pareti i 12 Medaglioni lignei con effigi tratte dalla Genealogia Sabauda. Di qui, si passa nella Biblioteca alfieriana con i primi arredi, poi nella Galleria di Levante e nella Sala degli Scudieri. Le porte e le finestre dipinte creano un continuo capolavoro che non stanca mai gli occhi. Una curiosità, come potete vedere anche dalla foto, le porte che collegano ogni sala sono storte o così pare. In verità è un antico sistema di chiudi-porta automatico con pendenza. Interessante no?!!
Quando poi si arriva nello scenografico Salone centrale, si ha una vera sorpresa e meraviglia di architettura rinascimentale. Mai visto niente di più bello e maestoso. E quelle enormi finestre sul parco e le balconate. Peccato che delle infiltrazioni d’acqua abbiamo danneggiato i pannelli dipinti e sembra che siano finiti i soldi per i restauri e qualsiasi intervento, tanto che l’apertura della seconda ala è rimandata a chissà quale millennio. La visita prosegue poi nell’Appartamento di Levante, detto dei Duchi di Chiablese, secondo un percorso cerimoniale che parte dall’Atrio e dalla Camera di Parata, attraverso salotti, camere da letto e studioli, per finire nella Camera da Gioco. Tutte le sale, interamente restaurate nelle splendenti decorazioni ad affresco, con stucchi, tappezzerie originali in seta e in carta dipinta, espongono arredi e mobili preziosissimi, per mano di grandi ebanisti piemontesi come Piffetti e Bonzanigo. Il loro pregio è tale da farti venire voglia di toccarli, accarezzarli per sentirne ogni piccolo dettaglio che lo sguardo non riesce ad abbracciare. In fondo, questi preziosissimi esemplari di mobilia tra il ‘600 e il ‘800, sono privi di barriere di sicurezza. Dietro di noi alcuni inservienti chiudono le finestre interne di legno, finemente dipinte.     

Se penso al grande lavoro che fanno ogni mattina e ogni sera, per tutelare questo grande capolavoro piemontese. Ho sentito tanto amore e tanta passione in tutte le persone che ci lavorano. Appassionati del luogo e del suo mantenimento oltre che del suo futuro ritorno all’antico splendore. Sappiamo che anche Napoleone vi soggiornò, nel maggio 1805, prima di recarsi a Milano per essere incoronato imperatore. Nel 1832 la Palazzina divenne nuovamente di proprietà della famiglia reale, poi brevemente del Demanio italiano, per essere restituita, nel 1925, con i possedimenti circostanti all'Ordine Mauriziano, attuale proprietario. La Palazzina di Caccia di Stupinigi, fu spettatrice delle sorti alterne della monarchia italiana e sede di feste e ritrovi della aristocrazia piemontese. Nel 1842 fu sede del matrimonio tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide di Lorena, mentre nel periodo compreso tra il 1900 e il 1919 venne utilizzata come residenza estiva da parte della regina Margherita. Attualmente l'edificio, dichiarato dall'Unesco "patrimonio dell'Umanità", è arredato con i mobili originali dell'epoca e ospita il Museo di Arte e di Ammobiliamento.
Siamo usciti ormai che era buio e in baretto sulla piazza ci siamo concessi thè caldo su tavoli di marmo da osteria. Si sentiva il freddo che precede la neve...

domenica 5 febbraio 2012

Anche a Roma...

Non ho fatto in tempo a raccontare che sono stata 3 giorni a Torino dove ho visto nevicare che è arrivata anche a Roma. Mai vista una roba simile. Solo che noi ci abbiamo giocato e riso. Tutti giù a fare a pallate e foto. Non sappiamo niente della neve. Che bisogna spalare e toglierla subito per non fare il ghiaccio. E così stamattina tutti bloccati nelle rampe di garage gelati. Siamo ingenui e un po' infantili. E' per questo che ci prendono tutti in giro. Comunque le catene non servono. Le strade sono libere a parte le vie private o secondarie.
Però il silenzio della mattina, quando ti svegli ed è tutto bianco. E' magico. E' un silenzio diverso, quasi sospeso, quasi irreale... e subito dopo si sentono solo le risa dei bambini.
Io sono andata in centro con mio figlio e a Circo Massimo erano tutti a buttarsi giù dalle collinette... I negozi erano tutti chiusi tranne alla stazione termini dove abbiamo fatto un giro. Però faceva un freddo cane (-4) ed entrare nei negozi era l'unico modo per non morire di freddo, visto che ormai alla stazione non esistono più le sale di aspetto, a meno che non ha la cartaoro freccia eurostar. Infatti complici i saldi ancora in atto, siamo entrati alla Nike e da Coin. Eppoi a casa al caldo... per fortuna.
Altri sono stati meno fortunati di noi.

giovedì 2 febbraio 2012

Tre parole


Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.

(Wislava Szymborska)