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giovedì 20 giugno 2013

Monte dei cocci




Una visita guidata che è stata una vera e propria sorpresa. Il nome di Monte Testaccio deriva dal latino testa, ovvero coccio!
Questo riferimento si deve al materiale con il quale fu artificialmente innalzato e cioè le anfore scartate dal limitrofo insediamento porto sulla sponda del Tevere; ha un perimetro di 700 metri circa, un'altezza massima di 45 metri ed una superficie di circa 22.000 metri quadrati con circa 25 milioni di anfore accatastate.
Grazie alle datazioni ed alle indicazioni commerciali reperibili sui frammenti dei cocci, è possibile stimare la data degli scarichi compresa fra il 140 d.C. e la metà del III secolo.
La maggior parte delle anfore accatastate, probabile i 4/3 dei frammenti, sono anfore olearie betiche (la Betica era provincia romana situata nell'attuale Andalusia) e dall’Africa (anfore non riciclabili). Il deposito era tutt'altro che casuale, anzi venne costruito ordinatamente, e periodicamente irrorato di calce, per sanificare la decomposizione dei resti organici contenuti nei cocci.
Ma la memoria del monte e del sito circostante è legata soprattutto alle feste del carnevale, il ludus Testaccie, documentato per la prima volta nel 1256 durante il pontificato di Alessandro IV e rinnovato ogni anno fino al 1470 circa.
I giochi che vi si praticavano, assai movimentati e cruenti, consistevano nel lanciare animali come maiali, tori e cinghiali giù dal monte dove i lusores se li contendevano per trafiggerli con la spada e venirne in possesso.
Nei secoli successivi lungo la base della collina vennero scavate delle grotte, adibite a cantine e stalle (i "grottini"), sulle quali si costruirono casette che oggi, ristrutturate, ospitano ristoranti e locali notturni, evoluzione delle antiche osterie che erano state meta delle feste e scampagnate dei romani. Ancora in epoca medioevale vi si celebrava il Carnevale, con i giochi crudeli e cruenti da sempre cari ai romani: si allestivano infatti tauromachie e la più popolare "ruzzica de li porci": carretti di maiali vivi venivano lanciati giù dalla collina e quando si sfracellavano in basso il popolo dava la caccia ai frastornati animali. Dal XV secolo - trasferito il carnevale in Via Lata per volontà di Paolo II - il monte divenne il punto di arrivo per la Via Crucis del Venerdì Santo, come mostra la croce ancor oggi infissa sulla cima.

Scoprire questa croce e vedere questo grande prato praticamente su una collina al centro di Roma è insospettabile. Cosa che i romani non sanno visto che il sito è chiuso ed è visitabile solo con visite guidate su prenotazione. Abbiamo anche incontrato una capra scusa gigante che  a  quanto pare a perso il compagno poco tempo fa ed ora è rimasta sola su questo monte dove credo gli animali siano stati abbandonati da piccoli ed abbiano sempre vissuto quì.
Tornando alla storia ci dicono che il sito  sarà meta privilegiata delle Ottobrate, le tipiche feste romane, che vedevano sfilare verso le osterie e le cantine del Testaccio i carretti addobbati a festa delle mozzatore, le donne che lavoravano come raccoglitrici d'uva nel periodo della vendemmia: tra canti, balli, gare di poesia, giochi e chiacchiere, ci si rinfrancava dal lavoro e soprattutto si 'innaffiava' il tutto con il vino dei Castelli Romani, conservato nelle cantine scavate alle pendici del monte.
Nel 600’ il monte cambiò volto, e precisamente quando Pietro Ottini e Domenico Coppitelli acquistarono il terreno adiacente al colle per aprirvi "grottini" destinati ad osterie che via via aumentarono di numero (oggi sono destinati a famosi ristoranti e locali notturni).

Dalle feste medioevali dei tori e dell'albero della cuccagna si passò ai banchetti gastronomici delle famose Ottobrate romane.

Durante la seconda guerra mondiale vi fu anche installata un'intera batteria antiaerea, smantellata alla fine del conflitto; ancora oggi sono visibili resti di quattro piattaforme per i cannoni antiaerei.

8 commenti:

  1. Ciao, grazie di tutte queste interessanti informazioni.
    Sono sempre molto istruttive le visite guidate in genere, ma quelle intorno ai luoghi dove vivi ti danno la possibilità di conoscere delle cose che altrimenti non sapresti mai!!!
    Baci

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    1. assolutamente concordo... negli anni ho scoperto cose della mia città...insospettabili e ogni volta è anche una gioia, una sorpresa e un motivo di orgoglio...

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  2. Si, il posto è incredibile e dalla somità si può ammirare una vista unica. Un paio di commenti:
    le anfore sono quelle olearie perchè l'olio le impregnava e quidi non potevano essere riutilizzate perchè l'olio vecchio irrancidendo avrebbe rovinato quello nuovo
    ai tempi del carnevale, ahimè, i romani non buttavano giù solo maiali ed altri animali, ma anche gli ebrei

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    1. ...ebrei!!!???
      ma dai... questo non lo sospettavo proprio ...

      si infatti il motivo dell'olio è come dici tu...lo abbiamo chiesto anche alla guida del mibac...

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  3. accidenti questa cosa non la sapevo! Grazie, sei sempre una scoperta! Ti aspetto da me.

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  4. bellissimo posto e molto suggestivo!

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  5. Ecco, qui non ci sono mai stato... almeno credo! :-D Con la memoria che mi ritrovo... ma visto che l'ingresso è solo con visita guidata su prenotazione... no, direi che proprio non ci sono stato ;-)

    www.wolfghost.com

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  6. Interessantissimo, dovrò andarci una volta!

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