La storia di Carl Ludwig Hermann Long dopo le olimpiadi di Berlino e della sua grande amicizia con Jesse Owens. Per caso trovi un pezzo di storia che non conoscevi ma che fa parte delle tante cose che sai e che ti porti dentro. E allora è bello chiudere il cerchio e magari divulgarlo...
Motta Sant’Anastasia è un paese di poco più di 12.000 abitanti.
Si trova
in Sicilia, in provincia di Catania. È situato sulle pendici dell’Etna.
La parte più antica è stata costruita su un "nek", una rupe di origine
vulcanica. Sulla strada per Motta, poco prima del paese, vi è il
Cimitero Militare Germanico. Nel 1954, tra il governo tedesco e il
governo italiano, fu stipulato un accordo per la costruzione di un
cimitero per tutti i caduti tedeschi in Sicilia della Seconda guerra
mondiale. Il cimitero fu inaugurato il 25 settembre del 1965.
All'ingresso vi è una stele che recita:
“IN DIESER KRIEGSGRÄBERSTÄTTE RUHEN 4561 DEUTSCHE GEFALLENE
VON IHNEN BLIEBEN 451 UNBEKANNT
1939 – 1945
IN QUESTO MAUSOLEO RIPOSANO 4561 CADUTI GERMANICI
451 SONO RIMASTI SCONOSCIUTI”
Questa è la storia di uno di loro.
Nel 1936 i giochi olimpici si disputano a Berlino, Germania. L’idea di
Hitler e del partito nazionalsocialista era quella di strumentalizzare
le olimpiadi per riaffermare la folle ideologia della razza ariana. Per
il Fuhrer le olimpiadi rappresentavano un magnifico strumento di
propaganda. I giochi rappresentavano l’occasione per dimostrare al mondo
l’efficienza, la grandezza della Germania nazista.
Carl Ludwig
Hermann Long, detto Luz, nasce a Lipsia il 27 aprile del 1913. Luz era
un lunghista e triplista. Era alto, biondo e con gli occhi azzurri, il
prototipo dell’atleta ariano. Era un beniamino della nazione. Era un
ottimo atleta. Nel 1934, agli europei di atletica di Torino, aveva
conquistato un bronzo nel salto in lungo. Era una delle punte di
diamante della squadra di atletica leggera tedesca. Era un diamante su
cui la Germania nazista contava per la conquista dell’oro olimpico.
Long, nelle gare eliminatorie del salto in lungo, manda in visibilio il
pubblico dell’Olympiastadion, qualificandosi per la finale. In ben due
salti supera il record olimpico. È l’idolo della folla, della nazione, è
il simbolo della purezza ariana, “gioca” in casa, chi può togliergli
quell’oro olimpico? Luz, però, non è solo un tedesco ariano, un’atleta
che vuole vincere, è, soprattutto, un uomo di sport. Durante le gare
eliminatorie, il suo grande antagonista, lo statunitense Jesse Owens, a
sorpresa, non sta brillando. Distratto dalle batterie dei 200 metri,
Jesse, la stella d’ebano, rischia di essere eliminato dalla finale del
salto in lungo. Due salti, due nulli. Luz, sorpreso dalla prestazione
negativa dell’americano, gli si avvicina e con uno stentato inglese
scolastico gli dice: “Uno come te dovrebbe essere in grado di
qualificarsi ad occhi chiusi”. Long aveva studiato il salto di Owens e
aveva capito dove l’americano difettava. Consigliò allo statunitense di
partire più indietro di 30 centimetri dalla pedana di rincorsa. Owens
accettò il consiglio del tedesco e con il terzo salto si qualificò per
la finale. Tra i due nacque un’affinità sportiva, ma soprattutto umana.
Tra il campione ariano e la stella afroamericana, lì nel catino
dell’Olympiastadion, davanti agli occhi del Fuhrer, in barba
all'ideologia nazista, nacque una fraterna amicizia. Il 4 agosto del
1936 si disputa una delle più memorabili finali del salto in lungo. Long
esalta la folla. I suoi salti sono fenomenali e addirittura migliora il
record olimpico, già battuto nelle eliminatorie. Owens dopo un primo
salto nullo, vincerà la medaglia d’oro con due salti superlativi,
l’ultimo con la misura di 8,06 metri, nuovo record del mondo. Owens oro,
Long argento. Luz, al termine della gara, sarà il primo a congratularsi
con Owens. Sarà il primo a tendere la mano con sincera ammirazione e
umiltà all'uomo che lo aveva battuto. Luz era consapevole di essere
stato sconfitto meritatamente da un grande atleta, forse il più grande
di sempre.
Jesse Owens sarà la stella assoluta di quelle olimpiadi.
Un afroamericano, un nero, odiato e discriminato in patria, porterà a
casa ben 4 ori olimpici: 100 metri, 200 metri, staffetta e salto in
lungo. Jesse Owens fu “l’uomo nero” che primeggiò davanti agli occhi di
Hitler nelle olimpiadi ariane. La sua non fu solo una vittoria sportiva.
Le sue vittorie andavano oltre le olimpiadi, oltre lo sport. Ma quelle
vittorie non cambieranno il suo status di “cittadino inferiore” in
patria. Dopo le olimpiadi non riceverà i giusti onori e la dovuta
gloria. Long, invece, concluse quei giochi portando a casa “solo” quel
magnifico argento. Da Berlino, entrambi non ottennero solo medaglie.
Grazie a quell’olimpiade, tra i due nacque una profonda fratellanza che
continuò anche dopo la manifestazione sportiva e che fu rafforzata da un
fitto rapporto epistolare.
Allo scoppio del secondo conflitto
mondiale, Long fu spedito al fronte. Inizialmente non era impiegato
direttamente nei combattimenti, ma quando la guerra prese una piega
negativa per i tedeschi, i suoi compiti cambiarono radicalmente. Nel
1942, era in Tunisia. Da poco era nato suo figlio Kai. Essendo al
fronte, non aveva avuto la possibilità di vederlo, conoscerlo.
Nell’ultima lettera che Luz scrive, dal fronte nord africano, a Jesse,
gli chiede un favore, uno di quei favori che puoi chiedere solo ad un
amico fraterno. In quella lettera Long metterà nero su bianco la
seguente richiesta:” Dopo la guerra va in Germania, ritrova mio figlio e
parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci
separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su
questa terra. Tuo fratello Luz”
Il 14 luglio del 1943, Luz Long
presta servizio nella corazzata “Herman Goring”. È impiegato nei
combattimenti presso la piana di Gela, in Sicilia, per contrastare lo
sbarco alleato. Morirà nei pressi di Acate. Il suo corpo privo di vita
fu ritrovato dagli americani e gettato in una fossa comune.
Successivamente fu traslato a Motta Sant’Anastasia.
“Se non è
spirito d’atleta quello che mosse Long nel tendere la mano ad Owens, non
sappiamo cos’altro sia”. Con questa motivazione, nel 2000, il gesto di
umiltà e correttezza di Long, del 4 agosto 1936, fu celebrato dal
Comitato Olimpico Internazionale come esempio di pace e fratellanza tra i
popoli, secondo la fiamma originaria dei giochi olimpici.
Jesse
tenne fede alla richiesta di Luz. Si recò in Germania. Conobbe suo
figlio Kai. Partecipò alle nozze di quest’ultimo. Gli raccontò del
padre, di Berlino, del Fuhrer, delle medaglie e della loro grande
amicizia fraterna. Gli raccontò di quell’uomo che gli tese la mano con
umiltà e sportività abbattendo le barriere del pregiudizio e del
razzismo. Gli raccontò la storia di Luz Long, dell’atleta, del soldato,
dell’uomo il cui corpo giace nel sacrario di Motta Sant’Anastasia.
Una bellissima storia, grazie per averla condivisa. Buona notte.
RispondiEliminasinforosa